Le vite parallele di due grandi artisti contemporanei

Qualche settimana fa, abbiamo sentito alla televisione la notizia della morte dei due artisti: Enzo Jannacci e Franco Califano. Io non sapevo molto di loro e conosco solo qualche canzone famosa,  ma, essendo assetato di curiosità, ho voluto conoscerli meglio.enzojannacci_2

Nella Settimana Santa,  precisamente venerdì e sabato,  si sono spenti due grandi artisti della canmzone italiana. Due persone artisticamente nate negli anni Sessanta, hanno caratterizzato in modo indelebile la musica leggera di quel periodo, ma non solo, poichè sono rimasti nella panoramica della musica italiana fino ai loro ultimi giorni.
Enzo Jannacci, nato a Milano settantasette anni fa, è stato un  impareggiabile cantautore che, assieme all’inseparabile amico Gaber, ha interpretato canzoni che raccontavano la società milanese di quegli anni, esibendosi in particolare nei locali storici della città di Milano, il “Derby” e il “Santa Tecla”.
La sua attività si è sommata anche all’impegno professionale, infatti si è laureato in medicina e, negli U.S.A, si è specializzato in cardiochirurgia. Si è impegnato, quindi, ad aiutare le persone e ad alleviare, per quanto possibile, le sofferenze umane a causa delle malattie, a volte devastanti ed irreversibili.
Questo impegno lo ha svolto con grande professionalità e, a volte, senza ricevere nessun compenso economico.
La sua attività di cantautore è stata notevole e si ricorda quando, negli anni Novanta, si è esibito anche al Teatro Verdi di Castel San Giovanni; il suo repertorio è stato particolarmente influenzato dalla cultura e dal dialetto milanese, che si può constatare nella canzone popolare “El portava i scarp de tennis” ed altre altrettanto note.
Da alcuni anni, però, soffriva di un cancro che l’ ha portato alla morte a settantasette anni.
L’eredità artistica è stata raccolta dal figlio Paolo che l’ha riassunta in un libro dal titolo “Aspetta al semaforo”.

Franco Califano, nato a Tripoli il 14 Settembre 1938, era in realtà originario del paese di Pagani, in provincia di Salerno. Ha iniziato la sua carriera artistica a Roma come autore di canzoni per grandi cantati (Mina e Mia Martini) come “La musica è finita, “Un grande amore e niente più” e “”Tutto il resto è noia”.
Egli aveva due anime: una fortemente artistica e creativa e l’altra privata unpo’ sopra le righe.
Successivamente si è affermato, anche come cantautore; la sua musica ha risentito, invece, della cultura romana, anche se ha fatto apparizioni nell’ambito artistico milanese.
Gli ultimi anni della sua vita sono stati influenzati dalla malattia dovuta al degrado fisico, dovuto alla droga e alla grande dose di alcool assunta. E’ morto nella sua abitazione vicino a Roma, all’età di settantaquattro anni. Ha vissuto i suoi ultimi anni in miseria, tanto che era sostenuto dal contributo dello Stato, attraverso la legge “Bacchelli”, istituita per aiutare gli artisti in difficoltà economiche.
Non avendo, quindi, eredi naturali, la sua eridità artistica è stata raccolta dai tanti amici che egli aveva.

Riflettendo su queste due vite parallele, si può dedurre che Jannacci, ha colto la vita come impegno vero per sè e per gli altri; mentre Califano ha sfruttato la sua vita artistica in malomodo, esaltando il suo ego. Questi due artisti hanno dimostrato personalità estremamente diverse, ma in comune avevano tre cose: la musica, la poesia e l’ampia creatività. Secondo il pensiero Kantiano, il primo ha interpretato la vita come un dovere, mentre l’altro l’ha presa come un piacere.

Andrea Campomagnani I C

con la collaborazione di V.Fellegara e di L. Amici IIIC

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