
Quest’anno ricorre l’anniversario dei 200 anni della nascita di Verdi.
Noi abitanti di Castel san Giovanni, paese limitrofo ai luoghi verdiani, abbiamo dedicato il nostro teatro al grande musicista e ci sentiamo particolarmente legati a questo avvenimento.
Giuseppe Verdi nacque a Le Roncole, il 10 ottobre 1813. Pur essendo un giovane di umile condizione sociale, riuscì tuttavia a seguire la propria vocazione di compositore grazie alla buona volontà, al desiderio di apprendere e all’amore per la musica. L’organista della chiesa delle Roncole lo prese a benvolere e gratuitamente lo indirizzò verso lo studio della musica e alla pratica dell’organo. Verdi aveva solo quindici anni quando una sua sinfonia venne eseguita al teatro di Busseto. A Milano tentò inutilmente di essere ammesso presso il locale prestigioso Conservatorio. Nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era l'”Oberto, Conte di San Bonifacio”, che piacque al pubblico tanto che l’opera ebbe un buon successo e quattordici repliche. Visto l’esito dell’Oberto, l’impresario della Scala gli commissionò la commedia “Un giorno di regno”, andata in scena con esito disastroso. Deluso per l’esito e colpito da alcuni lutti in famiglia decise di ritirarsi. Fu lo stesso impresario a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera. Verdi però ripose il libretto senza neanche leggerlo. Ma si racconta che una sera, casualmente, gli cadde per terra e si aprì proprio sulle pagine del “Va pensiero”.Quando Verdi lesse il testo del brano rimase scosso; meditò a lungo su quel testo e decise di leggere e musicare tutto il libretto. Nabucco segnò l’inizio di una folgorante carriera. Per quasi dieci anni Verdi scrisse mediamente un’opera all’anno. Dopo anni di successo, morì a Milano il 27 gennaio 1901, a 87 anni.
Il “Va pensiero” è uno dei cori più noti della storia dell’opera, collocato nella parte terza del Nabucco di Giuseppe Verdi e risalente al 1842.
Ecco il testo:
Va’, pensiero, sull’ali dorate.
Va’, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta, di Sionne le torri atterrate.
O mia Patria, sì bella e perduta! O membranza sì cara e fatal!
Arpa d’or dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi?
Le memorie del petto riaccendi,
ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati,
traggi un suono di crudo lamento;
O t’ispiri il Signore un concento
che ne infonda al patire virtù
che ne infonda al patire virtù
che ne infonda al patire virtù!
Leggendo il testo del “Va pensiero” Verdi si è sentito rinato dopo il lutto avvenuto nella sua famiglia, ha ritrovato il desiderio di comporre.
Questo testo inoltre è divenuto inno patriottico durante il periodo del Risorgimento. Nelle parole commoventi di questo brano, che racconta di un popolo schiacciato dallo straniero, si sono riconosciuti i patrioti oppressi dagli austriaci.
Martina Fugazza con la collaborazione di Chiara Frigerio, Federica Grassi, Giulia Panelli