Conosciamo un personaggio storico: Teodorico

Si può conoscere un personaggio storico anche attraverso la poesia; un poeta molto importante nella storia della letteratura italiana è Giusuè Carducci che ha dedicato tante poesie ai grandi personaggi storici, uno di questi personaggi è il re ostrogoto Teodorico. Il re ci viene presentato come personaggio negativo, odiato da tutto il popolo romano, infatti, dopo un regno pacifico e costruttivo, il re fece perseguitare i cristiani, condannado a morte perfino coloro che lo avevano aiutato come Boezio. Ecco il testo della poesia:

LA LEGGENDA DI TEODORICO

Su ‘l castello di Verona
Batte il sole a mezzogiorno,
Da la Chiusa al pian rintrona
Solitario un suon di corno,
Mormorando per l’aprico
Verde il grande Adige va;
Ed il re Teodorico
Vecchio e triste al bagno sta.
Pensa il dí che a Tulna ei venne
Di Crimilde nel conspetto
E il cozzar di mille antenne
Ne la sala del banchetto,
Quando il ferro d’Ildebrando
Su la donna si calò
E dal funere nefando
Egli solo ritornò.
Guarda il sole sfolgorante
E il chiaro Adige che corre,
Guarda un falco roteante
Sovra i merli de la torre;
Guarda i monti da cui scese
La sua forte gioventú,
Ed il bel verde paese
Che da lui conquiso fu.
Il gridar d’un damigello
Risonò fuor de la chiostra:
— Sire, un cervo mai sí bello
Non si vide a l’età nostra.
Egli ha i pié d’acciaro a smalto,
Ha le corna tutte d’òr.
— Fuor de l’acque diede un salto
Il vegliardo cacciator.
— I miei cani, il mio morello,
Il mio spiedo — egli chiedea;
E il lenzuol quasi un mantello
A le membra si avvolgea.
I donzelli ivano. In tanto
Il bel cervo disparí,
E d’un tratto al re da canto
Un corsier nero nitrí.
Nero come un corbo vecchio,
E ne gli occhi avea carboni.
Era pronto l’apparecchio,
Ed il re balzò in arcioni.
Ma i suoi veltri ebber timore
E si misero a guair,
E guardarono il signore
E no ‘l vollero seguir.
In quel mezzo il caval nero
Spiccò via come uno strale
E lontan d’ogni sentiero
Ora scende e ora sale:
Via e via e via e via,
Valli e monti esso varcò.
Il re scendere vorría,
Ma staccar non se ne può.
Il più vecchio ed il più fido
Lo seguía de’ suoi scudieri,
E mettea d’angoscia un grido
Per gl’incogniti sentieri:
— O gentil re de gli Amali,
Ti seguii ne’ tuoi be’ dí,
Ti seguii tra lance e strali,
Ma non corsi mai cosí.
Teodorico di Verona,
Dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta? —
— Mala bestia è questa mia,
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand’io ritornerò. —
Altre cure su nel cielo
Ha la Vergine Maria:
Sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covría,
Ella i martiri accoglieva
De la patria e de la fé;
E terribile scendeva
Dio su ‘l capo al goto re.
Via e via su balzi e grotte
Va il cavallo al fren ribelle:
Ei s’immerge ne la notte,
Ei s’aderge in vèr’ le stelle.
Ecco, il dorso d’Appennino
Fra le tenebre scompar,
E nel pallido mattino
Mugghia a basso il tosco mar.
Ecco Lipari, la reggia
E tra i bòmbiti lampeggia
De l’ardor che la consuma:
Quivi giunto il caval nero
Contro il ciel forte springò
Annitrendo; e il cavaliero
Nel cratere inabissò.
Ma dal calabro confine

Che mai sorge in vetta al monte?
Non è il sole, è un bianco crine;
Non è il sole, è un’ampia fronte
Sanguinosa, in un sorriso
Di martirio e di splendor:
Di Boezio è il santo viso,
Del romano senator. 

 

 

Immagine di Teodorico in un dipinto.

In questa poesia mi hanno colpito  le seguenti immagini:

– il cervo che compare all’improvviso è ben diverso da un cervo comune:

Egli ha i pié d’acciaro a smalto,
Ha le corna tutte d’òr.

– il cavallo nero che compare accanto a Teodorico; questo cavallo è una presenza inquietante, ha occhi di fuoco e nemmeno i cani del re lo vogliono seguire

 

E d’un tratto al re da canto
Un corsier nero nitrí.
Nero come un corbo vecchio,
E ne gli occhi avea carboni
Ostrogoto

-Il cavallo si fermò sopra ad un vulcano e scalciano fece precipitare il re ostrogoto.


Quivi giunto il caval nero 
Contro il ciel forte springò
Annitrendo; e il cavaliero
Nel cratere inabissò.

-E mentre Teodorico cadeva,  nel cielo apparve il viso di Boezio, che Teodorico aveva fatto uccidere:

Che mai sorge in vetta al monte?
Non è il sole, è un bianco crine; 
Non è il sole, è un’ampia fronte
Sanguinosa, in un sorriso
Di martirio e di splendor:
Di Boezio è il santo viso,
Del romano senator.

Questa immagine mi ha colpito, perché chi si comporta in modo malvagio viene sempre punito, anche se è un grande re.

Teodorico aveva governato con saggezza nella prima parte del suo regno, ma poi si era lasciato condizionare dallo spirito di vendetta e questo lo aveva indotto ad agire in modo sbagliato. Dio lo ha punito.

Aya, Tommaso, Alberto (Prima C)

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