La tomba nel Busento di Giosuè Carducci

 

La leggenda di Alarico
Nella notte del 24 agosto del 410 D.C. Alarico, Re dei Visigoti, entrò con il suo esercito in Roma, passando per Porta Salaria. Dopo tre giorni di saccheggi e violenze (pare comunque che ci fosse stato l’ordine di non sa­cri­ficare vite umane e di risparmiare le chiese),  i barbari abbandonarono l’Urbe e si di­ressero verso il Sud della penisola, con l’intenzione di raggiungere le cos­te africane per nuove invasioni e conquiste. Ma improvvisamente Alarico, ap­pena quarantenne, si ammalò improvvisamente e morì nei pressi dello Stretto.

Narra la leggenda che i Visigoti, per evitare che i Romani potessero violare la tomba del loro re, deviarono il fiume Busento nei pressi di Cosenza e sep­pel­lirono nel suo letto Alarico con tutte le sue armi, il suo cavallo ed il suo tesoro. In seguito ripristinarono il normale corso delle acque. Gli schiavi usati per deviare temporaneamente il corso del fiume furono uccisi, affinchè non potessero rivelare a nessuno il segreto.

Cupi a notte canti suonano
Da Cosenza su ’l Busento,
Cupo il fiume gli rimormora
4Dal suo gorgo sonnolento.

Su e giú pe ’l fiume passano
E ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono,
8Il gran morto di lor gente.

Ahi sí presto e da la patria
Cosí lungi avrà il riposo,
Mentre ancor bionda per gli òmeri
12Va la chioma al poderoso!
Del Busento ecco si schierano
Su le sponde i Goti a pruova,
E dal corso usato il piegano
16Dischiudendo una via nuova.

Dove l’onde pria muggivano,
Cavan, cavano la terra;
E profondo il corpo calano,
20A cavallo, armato in guerra.

Lui di terra anche ricoprono
E gli arnesi d’òr lucenti;
De l’eroe crescan su l’umida
24Fossa l’erbe de i torrenti!

Poi, ridotto a i noti tramiti,
Il Busento lasciò l’onde
Per l’antico letto valide
28Spumeggiar tra le due sponde.

Cantò allora un coro d’uomini:
— Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non víoli36Recal tu da mare a mare.
32La tua tomba e la memoria! —

Cantò, e lungo il canto udivasi
Per le schiere gote errare:
Recal tu, Busento rapido,
Recal tu da mare a mare.

Alarico

 In questa poesia mi hanno colpito  le seguenti immagini:

_Gli uomini di Alarico cantavano una triste canzone e mentre cantavano sembrava che anche il fiume cantasse con loro :

Cupi a notte canti suonano
Da Cosenza su ’l Busento,
Cupo il fiume gli rimormora
4Dal suo gorgo sonnolento.

 _Alarico era lontano dal suo popolo,era ancora giovane  con una chioma bionda e lunga:

Ahi sí presto e da la patria
Cosí lungi avrà il riposo,
Mentre ancor bionda per gli òmeri
12Va la chioma al poderoso!
Del Busento ecco si schierano
Su le sponde i Goti a pruova,
E dal corso usato il piegano

_Dove prima le onde del Busento bagnavano le terre ora gli uomini scavano e scavano. Calano  nella fossa, lentamente, il Re e il suo cavallo con le armi ancora splendenti:

Dove l’onde pria muggivano,
Cavan, cavano la terra;
E profondo il corpo calano,
20A cavallo, armato in guerra.

_Ora gli uomini di Alarico  hanno sepolto il Re  e rimettono nel vecchio corso il Busento:

Poi, ridotto a i noti tramiti,
Il Busento lasciò l’onde
Per l’antico letto valide
28Spumeggiar tra le due sponde.

_ Gli uomini si misero a cantare in coro tristi per la perdita del loro amato re:

Cantò allora un coro d’uomini:
— Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non víoli36Recal tu da mare a mare.
32La tua tomba e la memoria! —

_Poi dissero -Tu Busento porta questi tristi canti lontano nel mare e che tutti provino questo dolore.-:

Cantò, e lungo il canto udivasi
Per le schiere gote errare:

Recal tu, Busento rapido,
Recal tu da mare a mare

Alarico fu un grande re e questa poesia ci mostra l’ammirazione e l’amore che il suo popolo aveva per lui.

Anche una poesia può aiutarci a capire meglio i personaggi storici che, a volte, ci appaiono lontani, freddi e poco comprensibili.

Aya Adnani, Alberto Zaffignani, Tommaso Cappadonna

 

 

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