Recensione del film “Sopravvissuto – The Martian”

di Emiljan Sina, Sara Virtuoso, Adam El Assali

28/4/2017

regia:  Ridley Scott

protagonista principale: Matt Damon

In un futuro non troppo lontano, durante un’esplorazione su Marte della missione Ares 3, l’astronauta Mark Watney è presunto morto dopo una terribile tempesta di sabbia e abbandonato dai suoi compagni che lasciano il pianeta.

Ma Watney è sopravvissuto: si ritrova disperso e solo nel bel mezzo di un pianeta ostile.

Con il poco cibo che ha deve trovare il modo per sopravvivere:  la missione successiva è programmata per arrivare dopo quattro anni. Inoltre deve cercare un modo per comunicare con la Terra. Ci riuscirà e quindi, milioni di chilometri lontano, la NASA e una squadra di scienziati internazionali lavoreranno incessantemente per trovare il modo di riportare “il Marziano” a casa. Durante questa avventura tutto il mondo unisce gli sforzi per salvare Watney e l’astronauta dovrà fare appello a tutte le sue conoscenze per sopravvivere su Marte.

E’ un film avvincente dove viene messo in evidenza quanto siano grandi le risorse dell’uomo di fronte alla situazione estrema e quanto progresso si potrebbe fare se la tecnologia venisse usata solo a vantaggio e non contro l’uomo.

Dal punto di vista scientifico, il giornale “National Geografic” ha evidenziato alcune discrepanze tra scienza e fantascienza:

  • nel film il protagonista si muove sul suolo marziano con agilità, come se non vi fosse differenza sostanziale tra la gravità marziana e quella terrestre. In verità la differenza c’è, visto che su Marte l’accelerazione gravitazionale è circa il 40% di quella a cui siamo normalmente abituati. Per fare un paragone, sulla Luna tale tipo di valore è intorno al 16%. Dunque su Marte gli astronauti non avrebbero la stessa leggiadria nei movimenti che mostra il film.
  • Mark Watney ha un grosso problema su Marte: produrre acqua, necessaria sia per coltivare che per idratarsi ed evitare la morte. La soluzione gli arriva sfruttando i materiali a sua disposizione, ovvero unendo l’idrazina all’iridio. Ma è tutta fatica sprecata poiché dai recenti studi geologici di Marte, l’acqua è presente nel sottosuolo marziano stesso. Ogni metro cubo di terra ne contiene circa 35 litri e a Watney sarebbe bastato scavare, raccoglierla e riscaldarla.
  • Il pericolo maggiore, non considerato dal film, è quello delle radiazioni: grazie alla missione Curiosity si è infatti determinato il grado di radiazioni che un futuro astronauta sarebbe chiamato ad assorbire sia durante il viaggio di 180 giorni verso Marte, sia durante eventuali missioni “in esterna” sulla superficie del pianeta. Curiosity da determinato che si assorbirebbero radiazioni 15 volte sopra il limite annuale fissato per un lavoratore di una centrale nucleare. Limite che rende le future missioni su Marte ancora un’incognita 

 

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