Recensione: “Il diario” di Anne Frank

Di Anna Bisotti con Giulia Gobbi e Elisa Rizzi

5/02/2018

Autore: Anna Frank (versione italiana a cura di Matteo Corradini)

Casa Editrice: Rizzoli

                                                                          

 

Tutto cominciò il 12 luglio 1942, quando Anne mi ricevette per il suo tredicesimo compleanno, era la mia più grande amica e oggi vi racconterò la sua storia.

Viveva a Francoforte insieme a suo padre Otto, sua mamma Edith, sua sorella Margot e alla sua gattina, Moortje, a cui era molto affezionata. Mi raccontava dei suoi amici dei compagni di classe e del lungo elenco di ammiratori che aveva. Ma diceva che, anche avendo tutti quegli amici, non ce n’era nemmeno uno di cui si fidasse ciecamente: ecco perché scriveva a me. Frequentava la prima classe del liceo ebraico che non riuscì a finire a Francoforte visto che, prima della fine dell’anno si trasferì con la famiglia in Olanda per scappare dalle persecuzioni contro gli Ebrei. Viveva in una bella casa ed, essendo socievole, non fece fatica a fare nuove conoscenze, anche se le mancavano le amiche di Francoforte. Purtroppo, dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, le persecuzioni arrivarono anche in Olanda, così la famiglia Frank si dovette nascondere nella fabbrica del padre di  Anne, l’Opekta, ed in particolare nella casa sul retro, un nascondiglio segreto a cui si accedeva attraverso una porta nascosta. Insieme a loro si erano rifugiati anche i Van Pels: la signora, il signore e loro figlio Peter. Anne amava studiare, era uno dei pochi modi per far passare il tempo e scriveva lettere a me e alle sue amiche che però non potè mai spedire. Più avanti arrivò il signor P.F, un dentista ma ad Anne nè lui nè il signor  Van Pels stavano simpatici, li riteneva egoisti ed immodesti. Per lei era insopportabile essere considerata sempre come la ragazza maleducata che non era. Era una sofferenza assurda per Anne stare chiusa in casa, rinunciare alla sua giovinezza, non poter aprire le finestre per paura di essere vista e, certi giorni della settimana, chiudersi in soffitta per non farsi scoprire dalla domestica, oltre a vedere le proprie relazioni con la sua famiglia sgretolarsi.  Ho vissuto con lei le privazioni imposte dalla casa, che lei viveva come una prigione da dividere con persone che sapevano solo giudicare; tutti tranne Peter per il quale era nato un sentimento. Anne non ha mai perso la speranza di poter tornare alla vita normale, avere un futuro, una famiglia e soprattutto la libertà di poter essere se stessa, mostrare la Anne pura, più seria, la vera Anne che solo io conosco. Lei mi chiamava “Kitty” e sono il diario di Anne Frank.

Questo libro mi ha emozionata, non so come si possa  fare tanto male a delle persone la cui unica “colpa” era quella di essere ebrei. Il pensiero che una mia coetanea possa aver vissuto momenti così terribili mi fa rabbrividire; quando lei esprimei suoi pensieri, il diario è molto coinvolgente, come se noi fossimo l’amica che Anne tanto desiderava.

Soprattutto in questi giorni nei quali si celebra la giornata della Memoria ma anche in ogni altro giorno dell’anno, consiglio a tutti di leggere questo libro almeno una volta nella vita.

 

Lascia un commento