Intervista impossibile: Patroclo

di Stefano Ratti, Alex Anelli e Sami Tafsi

23/04/2018

Abbiamo deciso di fare questa intervista a uno dei più intrepidi eroi dell’Iliade, seppur sia sempre stato uno dei soldati che guardava la guerra dalle retrovie.

D. Ciao Patroclo, puoi dirci dove sei nato e come hai passato la tua infanzia?

Patroclo: Sono nato in Tessaglia, una regione della Grecia, nel popolo dei Mirmidoni. Mio padre si chiamava Menezio, per questo uno dei miei soprannomi era Meneziade. Durante la mia infanzia, passata ad allenarmi per diventare un grande guerriero acheo, ho conosciuto Achille, figlio del nostro grande re Peleo, che inizialmente mi era antipatico, perché era più forte di me, ma poi diventò il mio migliore amico.

D. Come hai reagito alla notizia della guerra di Troia?

Patroclo: Ne sono venuto a conoscenza durante un comizio tenuto dal re nella piazza principale; non stavo più nella pelle. Appena finito il discorso di Peleo mi precipitai a casa per preparare le armi e tutto il necessario e qualche settimana dopo partii verso il mio destino.

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D. Come hai vissuto la guerra?

Patroclo: Sono sempre stato uno che stava nelle retrovie, una riserva, uno debole.  In quei 9 anni ho sempre cercato di rendere al massimo, sperando che un giorno sarebbe arrivato il mio momento di gloria, ma quando Achille sfogò la sua ira funesta e noi Mirmidoni non potemmo più combattere, persi tutte le speranze.

D. Come ti sei sentito quando non potevi più combattere?

Patroclo:  È stato il momento più buio e triste della mia vita: vedere combattere e morire con onore i propri compagni sotto la spada di Ettore elmo lucente e non fare nulla mi è sembrata un’azione da codardi. Ho provato a convincere Achille, ma ha sempre rifiutato, finché un giorno. . .

D. Vuoi raccontarci del tuo grande giorno?

Patroclo: Quel giorno ero molto furente, quasi da eguagliare l’ira del mio grande amico. Entrai nella sua tenda facendo cadere il mobile dove teneva la sua arpa, rompendola in mille pezzi e gli dissi: “Achille, sono stufo di vedere i miei compagni morire senza poter far niente! Se tu non vuoi combattere, lascia almeno che sia io a prendere la tua armatura e a guidare i Mirmidoni in battaglia”. Achille a quel punto acconsentì.

D. Parlaci di quando per la prima volta sei andato in battaglia.

Patroclo: Appena arrivai, tutti pensarono che io fossi Achille e gli achei ripresero forza, mentre i troiani gelarono dalla paura e iniziarono a indietreggiare. In una ventina di minuti li scacciammo dalle navi, ma io non soddisfatto decisi di attaccarli fin sotto le mura e lì incontrai il mio destino fatale.

D. Perché hai deciso di disobbedire ad Achille, quando lui ti aveva detto di non andare oltre le navi?

Patroclo: Perché non volevo essere un semplice soldato che prendeva ordini dal suo superiore. Ero stufo che quando si nominava Patroclo si intendesse ” l’amico di Achille” e volevo annientare a tutti costi questa espressione, anche a costo di morire.

Grazie della tua disponibilità Patroclo, salutaci Ade nell’Oltretomba.

Patroclo: Grazie a voi, lo farò senz’altro.

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