L’esercito della Legalità

di Martina Fonso

18/4/2019

Sin dall’inizio dell’anno scolastico, abbiamo lavorato sul tema della legalità. Per noi delle classi terze, quest’anno è importante perché dobbiamo scegliere la scuola superiore che frequenteremo ma i nostri professori ci hanno voluto anche fare riflettere sul concetto di scelta: che persone vogliamo essere? Che persone scegliamo di essere ogni giorno? Così abbiamo iniziato ad approfondire il concetto di legalità, quali sono cioè le regole che ci permettono di fare le scelte giuste. Poi, con l’aiuto degli esperti dell’associazione Libera, abbiamo trattato un tema di attualità molto difficile e solo apparentemente lontano da noi, quello delle mafie.

Un libro letto dai ragazzi durante il percorso sulla legalità

Abbiamo letto libri, visto film e documentari. Abbiamo quindi scoperto che le mafie sono vicinissime a noi, presenti sul nostro territorio e che dobbiamo essere consapevoli di questo problema gravissimo conoscendolo in modo approfondito per poterlo combattere. Così abbiamo fatto ricerche e, guidati dagli esperti abbiamo imparato molte cose delle mafie e della loro storia.

Un altro libro- guida per i ragazzi

Abbiamo appreso che la mafia nasce nell’Ottocento nel sud Italia, soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria. E’ un’associazione criminale suddivisa in famiglie che hanno il controllo di attività economiche e illegali. Guadagna soldi in modo facile e veloce attraverso furti, traffici di droga ed estorsioni nei negozi (pizzo) sostituendosi così allo stato come presunta organizzazione delle vite degli abitanti. La mafia ha diversi nomi in base alla ragione in cui si trova, per esempio: Cosa Nostra in Sicilia, Camorra in Campania, Sacra Corona Unita in Puglia e ‘Ndangheta in Calabria. Io ho letto un libro, cioè “Per questo mi chiamo Giovanni”, che parla della vita di Giovanni Falcone, giudice che combatté la mafia. Il bambino, protagonista, si vuole fare spiegare da suo papà il significato della mafia, così il papà paragona la mafia ad un “carciofo” con tante foglie che circondano il suo cuore. Le famiglie mafiose sono infatti guidate da un “Uomo D’onore” che è appunto a capo dell’organizzazione, il cuore del carciofo. Dopo l’uomo d’onore viene il consigliere, cioè colui che sta sempre al fianco dell’Uomo D’onore dandogli consigli e fornendogli informazioni. Infine viene il capodecina, cioè colui che è eletto dal capofamiglia, coordina i nuovi arrivati della famiglia e ha il compito di informare tutti i membri quando ci sono delle riunioni, proprio come un carciofo che chiude le sue foglie.

Lo striscione contro la mafia preparato dalla classe 3A

Sono esistite ed esistono ancora persone che combattono per sconfiggere la mafia. Alcuni dei magistrati più famosi che hanno fatto la storia per aver avuto il coraggio di mettersi contro la mafia a costo della vita sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma ne esistono centinaia meno noti. Don Pino Puglisi, invece, era un sacerdote ed insegnante di religione nelle scuole di Brancaccio, un quartiere molto difficile di Palermo, guidato dalla malavita. Nel 1963 fu istituita la prima commissione Antimafia; dopo molto lavoro, grazie a Falcone iniziò il famosissimo Maxiprocesso contro i principali capi mafiosi. Venne chiamato Maxiprocesso perché ci furono più di 475 imputati, tra cui Tommaso Buscetta, Giuseppe Graviano, Filippo Graviano e Totò Riina. Per far fronte a questo processo, Antonio Caponnetto, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino crearono il primo pool Antimafia. Ma la mafia, come una belva feroce, si è presto vendicata. La strage di Capaci fu un attentato mafioso progettato per uccidere Giovanni Falcone. Lui e la sua scorta morirono dopo lo scoppio di una bomba preparata dagli uomini di Riina. La strage di Via D’Amelio fu un attentato mafioso per uccidere Paolo Borsellino. Lui e la sua scorta rimasero uccisi dai 500 kg di tritolo nascosti in una macchina. Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56° compleanno, Don Pino Puglisi fu assassinato davanti al portone di casa sua, a Brancaccio, da due colpi di pistola, uno al petto e uno alla testa. Don Pino, prima che gli sparassero, sorrise agli assassini. I magistrati e chi ha combattuto fino alla fine ci hanno lasciato la loro eredità, in particolare il coraggio e la fiducia in se’ stessi.

Anche la nostra scuola ricorda questi personaggi: la nostra classe ha lavorato al progetto sulla legalità: abbiamo scritto testi, poesie, una canzone. Le mafie sono state rappresentate come un drago, una terribile belva per combattere la quale arrivano prodi cavalieri.

Un fotogramma del video della classe 3 A

Ma senza l’aiuto di tutti non è possibile sconfiggere il male: serve l’esercito della legalità!

 

L’esercito della legalità

Tutti noi siamo l’esercito, siamo chiamati a combattere. Il 21 marzo, tutte le terze della nostra scuola hanno partecipato alla Giornata della Memoria e Impegno contro le mafie e hanno letto ad alta voce i nomi delle vittime. E’ stato come raccogliere il loro testimone per impegnarsi a costruire una società migliore.

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