Una vita alternativa per un eroe dell’Iliade…

di Maria Sole Visentin

3/3/2021

Questo racconto racconta come avrebbe potuto essere la vita di uno dei personaggi dell’Iliade se avesse fatto scelte diverse da quelle conosciute da tutti. Vi parlerò di Paride e di un’avventura avvenuta dopo la fine della guerra di Troia. Ho scelto di creare questa storia perché sono molto appassionata di miti greci e di scrittura. Spero vi piaccia e buona lettura!

Busto di Paride

Mentre assisteva al funerale di Ettore, il  grande eroe troiano, Paride ripensò alla gloria dell’ amico caduto , ricordando quando, insieme, programmavano il loro futuro e il momento in cui avrebbero vinto la guerra. Nello stesso tempo lui provava però anche rabbia per l’impavidità dell’amico che aveva  sfidato Achille senza nessun aiuto.  Dopo il funerale Paride raccolse tutti i suoi averi e partì per la campagna. Durante il suo viaggio , continuò a pensare a tutti gli amici persi in guerra e li rimpianse uno ad uno . Quando arrivò ad un piccolo villaggio gli abitanti non lo riconobbero ,ma lui pensò che fosse meglio così quindi accettò volentieri un pasto caldo e un posto dove dormire .  La mattina seguente, alcuni popolani dissero che gli Dei alleati con i troiani avevano avuto una lite con le altre divinità ed erano scesi in terra per trovare pace. Molti abitanti non vi credettero ma Paride, all’udire di quelle parole, sapeva che era possibile, perciò prese un pugnale, un po’ d’acqua e di cibo e s’incamminò, determinato a trovare gli dei discesi sulla Terra.  Arrivò sulle sponde di un fiume e vide un giovane alto con i riccioli color dell’oro; aveva legata alla schiena una faretra dorata ed era intento a suonare la cetra. Paride capì che era Apollo, così si nascose dietro ad un cespuglio e si mise a fissarlo per qualche minuto, ancora incredulo. Ad un certo punto, il dio si mise a cantare un motivo triste, che parlava di qualcosa che era stato perduto e che era una preziosa fonte di conoscenza.

Statua di Apolllo

Quando Apollo si accorse della presenza di Paride, lo chiamò per nome invitandolo ad avvicinarsi. Quando arrivò al suo fianco, Apollo, con lo sguardo verso il fiume, iniziò a spiegargli il senso della sua canzone: qualche ora prima, era entrato nel palazzo di suo padre Zeus e aveva visto comparire sul palmo di Afrodite l’ologramma di una ragazza che camminava per le vie di Roma. Si era avvicinato per chiedere ai presenti chi fosse quella fanciulla ma gli fu risposto che su di lei c’era una profezia: nessun uomo o semidio avrebbe mai curato il suo cuore. Quando Afrodite si accorse della sua presenza, conoscendo Apollo e la sua passione per le storie d’amore, disse che non doveva azzardarsi ad avvicinarsi a lei altrimenti lo avrebbe maledetto. Così iniziarono a litigare e la dea rubò la freccia profetica di Apollo: la freccia di Dodona. Il dio, allora, chiese a Paride di trovare Afrodite e recuperare la freccia, in cambio lui gli avrebbe garantito la vita eterna. Paride accettò. Apollo disse che in quel momento Afrodite si trovava nel bosco dei salici piangenti, il luogo che lei ed Eros prediligevano. Paride si incamminò ma, quando arrivò, era calata la notte. Mentre si addentrava nel bosco, sentì un canto leggero e spensierato. Trovò un piccolo altare ormai distrutto accanto al quale era seduta una bellissima ragazza con il volto illuminato dalla luna piena: Afrodite.

Volto di Afrodite

Andò diretto dalla dea che lo accolse con un gran sorriso, sapendo che lo aveva mandato Apollo. Paride, cercando di mantenere la calma e di non agitarsi, le disse quello che voleva e Afrodite accettò di ridargli la freccia a patto che Apollo non infrangesse più con tanta facilità i cuori delle giovani ragazze che lo veneravano e amavano. Ormai però era notte ed entrambi non sapevano più dove si trovasse Apollo in quel momento. La dea gli rispose che non era un problema e, come per magia, apparve Ermes, il messaggero degli dei, venuto lì per recapitare il messaggio che Afrodite doveva mandare ad Apollo. Questi, immediatamente, arrivò con il suo carro, decidendo di far sorgere prima il sole. Quando scese dal suo carro, le due divinità si guardarono in silenzio per un po’ con un’ aria di sfida, specialmente Afrodite, che lo osservava occhi negli occhi con un ghigno stampato sulle labbra. La dea della bellezza parlò del patto al dio del sole ma l’accordo non gli piacque molto e le due divinità iniziarono a discutere nuovamente . Paride, stufo delle continue grida, decise di intervenire provando a trovare un accordo: Afrodite avrebbe restituito la freccia e Apollo, prima di corteggiare una ragazza, avrebbe dovuto prima chiedere il consenso di Afrodite. Le due divinità lo trovarono un buon patto e lo accettarono immediatamente. Come promesso, Apollo diede l’immortalità all’eroe e anche Afrodite volle fare un dono al giovane: la fortuna in amore. Da quel momento, Paride visse sempre sereno e spensierato ai piedi delle montagne con una bellissima moglie e una numerosa famiglia.       

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