Un’antica forma poetica: il centone

di Malak Es Sabahi

10/3/2021

La nostra professoressa di italiano ha fatto conoscere alla classe seconda A un tipo di poesia molto particolare: il centone. Si tratta di un componimento, tipico della letteratura greca e latina, che si crea raccogliendo i versi delle poesie di qualche famoso autore, mettendoli insieme e dando un nuovo significato al testo creato. Ci siamo esercitati a fare centoni su due argomenti: il mare e gli alberi.

Per realizzare il centone a tema “alberi”, abbiamo preso le frasi dalle poesie: Tu non sai (Alda Merini), Veder cadere le foglie (Nazim Hikmet), Alberi! (F. Garcia Lorca), Gli alberi (Eugenio Montejo), Se fossi albero (Giusi Quarenghi). Ecco un esempio:

Tu non sai,

veder cadere le foglie mi lacera molto.

Basta guardarli in autunno,

soprattutto le foglie dei viali,

soprattutto se sono ippocastani.

Pianterei i rami nel cielo                     

per confondere le farfalle.

Guarderei il vento in faccia  

e gli farei lo sgambetto.

E’ difficile riempire un piccolo libro

coi pensieri degli alberi.

Per creare il centone sul mare, siamo partiti dalle poesie: Arrivederci fratello mare (Nazim Hikmet), Al di là (Fernando Pessoa), Il mare è tutto azzurro (Sandro Penna), Mare (Giovanni Pascoli), Il mare (Federico Garcia Lorca), L’omino che la sera (Chiara Carminati).

Al di là del porto            

c’è solo l’ampio mare,

sorride da lontano,

denti di spuma

labbra di cielo.

M’affaccio alla finestra e vedo                                   

l’omino che la sera 

tende le onde 

e stira il mare,

perché alla sera le stelle

si possano specchiare.

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