Recensione del film: “Ribelle, the Brave”

di Marta Fagioli

9/4/2021

“Ribelle, the Brave” è un film del 2012, prodotto dalla Pixar Animation Studios e vincitore nel 2013 del premio Oscar come migliore film di animazione.


Siamo nel Medio Evo e Merida, la protagonista, è una principessa scozzese. Quando compie 6 anni, il padre le regala un arco, con cui diventerà bravissima a scoccare frecce. La ragazzina cresce, sempre con questa grande passione per l’arco e, giunta all’ età di 16 anni, secondo la tradizione, si deve sposare. Lei, però, è una giovane donna forte e indipendente e non ne vuole sapere; così, dopo essersi vestita in modo elegante e a parer suo ridicolo, si siede sul trono per accogliere i suoi pretendenti che si cimentano con una sfida di tiro con l’arco. Alla fine, Merida è scioccata: tutti i pretendenti sanno tirare con l’arco peggio di lei! Così, non ascoltando il volere della madre, Elinor, prende l’arco e centra tutti i bersagli, dimostrando il suo valore.
Nel litigio tra lei e la madre che segue, Merida strappa il tessuto fatto dalla madre che rappresenta la famiglia, ed Elinor, in tutta risposta, getta l’arco della figlia nel fuoco. Ferita nel profondo, Merida prende il suo cavallo e scappa nella foresta, dove incontra una strega che
le prepara una magia con cui si può vendicare della madre e la racchiude in un dolcetto.
Merida lo fa mangiare alla madre ed Elinor, poco dopo, si trasforma in un orso.
Da qui in avanti il film si trasforma in una storia mozzafiato contro il tempo per salvare la madre, braccata dai cacciatori, e per non farla rimanere un orso per sempre.
Merida è un esempio per tutte le donne: lei è forte e indipendente, non ha bisogno di un uomo al suo fianco, ama il suo popolo e la sua famiglia, ci ha dato dimostrazione della sua determinazione e della sua forza quando ha scoccato le frecce per ribellarsi al volere della madre per affermare la propria libertà. La storia di “Ribelle”, inoltre, mi ricorda tanto quella degli adolescenti, così ribelli entrambi e così chiusi in loro stessi. Lei però, al contrario, dimostra e fa vedere a testa alta cosa prova, non si vergogna affatto di quello che è.
Con questo chiudo la (a parer mio) meravigliosa storia di Merida.

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