Di Luca Dantoni
13/5/2022
Il giorno 13 maggio 2022, dopo avere lavorato sul suo libro per mesi, i ragazzi delle seconde delle scuole secondarie “G. Mazzini” e “G. Moia” di Sarmato, insieme ad alcune classi quinte della primaria, hanno incontrato l’autore Daniele Nicastro. L’incontro si inserisce nel progetto “Legalità, una scelta vincente”, portato avanti dall’Istituto insieme all’Associazione Libera. Era presente all’incontro anche Antonella Liotti, responsabile provinciale dell’Associazione Libera. In un primo momento, i ragazzi della 2 A hanno presentato il loro lavoro “Viaggio nel libro Che storia! La giornata contro le mafie” e quindi, ogni classe ha posto le domande, che aveva preparato, all’autore.

D- Scrive solamente libri sulla legalità o anche su altri argomenti?
R- Non scrivo solo libri sulla legalità anche se per me è un argomento molto caro. Scrivo libri di vario tipo, giallo, horror, classico e contemporaneo. La legalità è un tema che si incrocia con quello della crescita. Scrivo di tutto. Per me la legalità è importante perché i miei genitori sono nati in Sicilia e io ho notato tracce di comportamenti mafiosi.
D- Ha mai avuto paura di scrivere un libro sulla mafia o ha subito conseguenze dopo la pubblicazione ?
R- No, non ho mai avuto paura e nessuna conseguenza. Scrivendo questo libro non ho fatto nomi e cognomi su persone mafiose. Tacere aiuta i prepotenti, è sbagliato. Oggi ci siamo guadagnati la volontà di parola. Quando però sono andato a presentare Grande, un mio libro, in Sicilia, mi presentava un giudice esperto in crimini mafiosi: lui aveva la scorta quando ho presentato, la mafia è sempre molto vicina a noi. I giornalisti a Piacenza che hanno scritto sul capannone confiscato di Calendasco, ad esempio, hanno subito minacce per diffamazione e il sindaco era stato messo sotto scorta. Questo è un esempio di intimidazione molto vicino a noi.
D- In base alla sua esperienza, che consiglio potrebbe dare ai ragazzi su come reagire in modo corretto contro l’illegalità?
R- Le parole sono fondamentali per costruire la memoria e tramandarla alle nuove generazioni. Consiglio di usare le parole e cambiare la nostra mentalità, certi atteggiamenti vanno prevenuti. Noi siamo qui per parlare con voi di questi argomenti per farvi capire che tutti noi abbiamo la responsabilità di prevenire questi avvenimenti, con la conoscenza e l’educazione.

D- A cosa si è ispirato?
R- Ho deciso di partire dalla prepotenza, come per esempio dall’estorsione, da un comportamento scorretto durante una partita di calcio nella quale non viene segnalato un fallo e la palla rotola vicino al capannone, da dove è partita tutta la storia. Quello che hanno in comune le mafie è la prepotenza e l’estorsione. La prepotenza è la stessa che muove il bullismo.
D- ha conosciuto qualcuno dei familiari delle vittime della mafia di cui parla nel libro?
R- Non ho conosciuto direttamente i protagonisti del libro, ho però avuto il piacere di conoscere Rita Borsellino, che ha detto a Libera di raccogliere e diffondere libri sulla legalità come questo.
D- Come mai ha deciso di trattare nel suo libro tematiche delicate come bullismo, omertà e mafia?
R- Questo era un libro che doveva contenere questi argomenti importanti. Doveva essere una storia che aiutasse a riflettere con colpi di scena e temi importanti. Io voglio scrivere libri che lascino il segno e che facciano fare a noi lettori un’esperienza.
D- Nel suo libro le storie delle vittime di mafia vengono narrate e svelate a partire dalle domande dei ragazzi. Come mai ha deciso di utilizzare questa tecnica?
R- Questa tecnica l’ho usata perché voglio ispirare le persone a scoprire e raccontare argomenti difficili. In questo modo è più facile immedesimarsi con i protagonisti ed entrare nella storia, empatizzando con loro.
D- Come è nata la sua passione per la scrittura e in particolare rivolta ai ragazzi.
R- Io volevo essere libero, qualche volta mi sentivo un po’ intrappolato dalle decisioni dei miei genitori. Ho scoperto che, leggendo un libro, potevo vivere un sacco di vite, immergermi in nuovi mondi e sentirmi in un altro luogo. Ho scoperto che potevo poi creare le mie storie: già dalle scuole medie scrivevo e nel tempo ho scoperto come scrivere, la tecnica e poi l’ho applicata alle mie storie. Così mi sono impegnato tantissimo per realizzare il mio sogno è diventare scrittore.

D- Nel suo libro, grande spazio ha il tema della responsabilità personale e della possibilità di trasformare la propria mentalità a partire dalle piccole cose quotidiane. Pensa che questa strada, che a volte ci sembra così difficile, possa davvero essere quella giusta?
Sì, sono convintissimo. Può sembrare una cosa difficile ma poi alla fine è semplice. R- Quando si hanno problemi la tentazione di lavorare con e come un mafioso, può venire. Per questo si devono subito imparare a rispettare le regole ed entrare nella legalità. Secondo me la mafia è come una malattia. Certamente i comportamenti devono essere educati e si deve lavorare insieme. Anche nelle piccole cose si trova la legalità, anzi, parte proprio da lì.
D- I personaggi e la storia raccontata sono reali o inventati?
R- Alcuni sono inventati ed altri veri. I fatti sono tutti veri. Per scrivere questo libro ho fatto diverse ricerche tra articoli di giornali e libri già scritti. Tra le righe del libro ho anche aggiunto Antonella Liotti, la responsabile di Libera Piacenza.
D- Nel libro ci ha colpito l’accostamento tra i mafiosi ed i bulli e la parte in cui si parla dell’omertà: lei scrive: “bisogna trovare il coraggio di reagire anche se i fatti non ci riguardano di persona”. Per noi ragazzi non è sempre facile assumere questo comportamento, quali consigli potrebbe darci?
R- Quando ci si trova nella situazione, diventa difficile: a quel punto bisogna tirare fuori il coraggio e la nostra forza d’animo per aiutare noi stessi e la comunità attorno a noi. Ci vuole molto coraggio, ogni giorno.
D- Un personaggio che ci ha colpito nel libro è Oscar e la frase che pronuncia a Filippo “Papà dice che i soldi, puliti o sporchi, non hanno odore. Ha ragione! Basta che ci siano.” Non è sempre facile scegliere tra ciò che è bene e male, come possiamo fare la scelta giusta e capire da che parte stare?
R- Oscar è un personaggio importante di questo libro, non è il cattivo. Lui è arrabbiato per quello che è successo al padre, coinvolto innocentemente in giri mafiosi e licenziato proprio per colpa di mafiosi. La collaborazione conta, non sempre possiamo risolvere da soli i nostri problemi, insieme siamo più forti. Come detto dai ragazzi della 2 A, si può sbagliare ma bisogna rimediare ai propri errori.
D- Ha mai assistito ad un episodio omertoso?
R- Credo proprio di sì, quando ero a scuola anche se non era legato alla mafia ma al bullismo. Non riesco a sopportare le ingiustizie, ero molto infastidito se mi accorgevo di qualche forma di violenza e ingiustizia. Bisogna avere il coraggio di denunciare, stare vicino a chi è più in difficoltà.
D- Perché ha scelto dei ragazzi come protagonisti del libro?
R- Scegliere dei ragazzi è importante per un libro per ragazzi, per avvicinarsi di più al giovane lettore. Per me inserirli era importante per farvi immedesimare nella storia. D-Cosa avrebbe fatto al posto di Oscar?
R- Io mi sono messo nei suoi panni ma non so bene come dirvelo. Nella vita vera probabilmente mi sarei arrabbiato anche io: rinunciare ad uscire, come per esempio andare al cinema con gli amici perché i soldi in casa erano pochi. Finché però non ci si trova in una situazione di questo tipo non si sa bene come reagire anche se bisogna sapere come comportarsi. Bisogna eventualmente chiedere aiuto.
D- Perché un autore di libri per ragazzi ha deciso di affrontare un tema così importante e impegnato? Ha fiducia nei giovani?
R- Perché vorrei che questo libro sia letto dalle scuole elementari, dai bambini. Io cerco di pensare come fate voi per scrivere i miei libri, scrivere per ragazzi è molto complicato perché si cresce e cambia il modo di leggere e quindi l’autore deve cambiare il modo di scrivere. Io ho molta fiducia nei ragazzi perché mi aiutate nello scrivere i miei libri. Sì, in questo caso ho cambiato il nome di Calendasco.
D- Quale fatto o personaggio l’hanno spinta maggiormente a trattare il tema della legalità?
R- Questo libro, “Che storia!” è nato in un modo particolare, da una storia di mafia finito bene. Nel mio successivo libro “Grande”, scritto da me e anche da ragazzi che hanno fatto una cosa sbagliata e che si ritrovano davanti ad una scelta importante.Mi sono ispirato ad un fatto successo veramente nel paese di miei genitori in Sicilia, nel quale i ragazzi protagonisti devono scegliere se schierarsi dalla parte giusta o da quella che conviene maggiormente.
D- Ha intenzione di scrivere altri libri per ragazzi con il medesimo argomento? Quali sono i suoi ultimi libri?
R- Certamente, io voglio scrivere storie che suscitino domande, che non diano risposte certe, ognuno deve interrogarsi e trovare delle soluzioni. Mi interessano i libri che parlano di crescita, del diventare grandi, adulti. Mi piace scrivere sempre storie nuove. I miei nuovi libri, ultime uscite, sono “Il ponte dei cani suicidi”, un libro a sfondo misterioso, horror, in cui il protagonista deve affrontare le sue paure e i suoi problemi. Un altro libro è “Vengo io da te” che parla di musica e videogiochi, due mie grandi passioni. Ma c’è anche un mistero legato alla scomparsa di un ragazzo. Il mio libro più famoso, “Grande” è diventato una fiction realizzata da ragazzi. Tutti i libri suscitano emozioni, passioni e questo deve essere una caratteristica di tutti i libri, non solo dei miei.