di Angela Rebecchi
6/2/2023
Lo scorso 4 novembre, io insieme alla mia classe, dopo un percorso sulla Prima Guerra Mondiale fatto sui libri e attraverso documenti storici, siamo usciti dalla scuola e abbiamo visitato i monumenti della Memoria storica del nostro paese. L’obiettivo era capire a cosa servono i monumenti: per me, ci fanno ricordare di non dimenticare. Non è facile perché i monumenti stanno in mezzo alla città e noi, nella quotidianità, siamo distratti da mille cose e non li notiamo. I monumenti ricordano imprese o persone e conservano un po’ della loro anima.




Quando mi sono trovata davanti ai luoghi della Memoria della Prima Guerra Mondiale, presso il famedio del cimitero o vicino al ricovero “Albesani”, davanti a decine di nomi e cognomi di persone che hanno perso la vita in guerra per la loro patria, sono rimasta stupita e ho provato un brivido. “Perché loro?”, “Perché non io?”, “Perché è dovuto succedere?” Spari, urla, sangue non appartengono alla nostra vita ma ho capito l’importanza delle mie piccole fortune e la necessità di combattere, con le armi che ho, per diventare portavoce di chi non c’è più. Le nostre armi saranno le parole, la musica, lo studio sul campo di battaglia di ogni giorno.




E’ questo che abbiamo raccontato durante la celebrazione presso il Teatro Verdi, il 4 novembre 2023.
I monumenti sono come i papaveri, sono nei campi e spesso non li noti, sono fragili ma, quando fioriscono, ti colpiscono con il loro rosso. Ogni ragazzo di terza della nostra scuola ha creato dei papaveri: mille papaveri rossi per onorare coloro che hanno combattuto per noi e raccogliere il loro coraggio per costruire il nostro futuro senza paura.





