Di Giulia Lakha
“Le parole sono come vasi di fiori che cadono dai balconi, se sei fortunato le schivi e vai avanti sulla tua strada, se invece sei un po’ più, diciamo, lento, ti centrano in pieno e ti uccidono“
(“Il ragazzo dai pantaloni rosa”)
Le parole sono più di semplici suoni o segni scritti. Sono chiavi che aprono mondi, sono strumenti che ci permettono di entrare in contatto con gli altri, di raccontarci, di esprimere ciò che siamo e ciò che proviamo. A volte, una parola può curare, altre volte può ferire, ma sempre lascia un segno. Le parole hanno un grande potere. Eppure, non sempre riflettiamo su come le usiamo. Troppo spesso dimentichiamo che ogni parola ha un peso, che ogni frase può avere conseguenze. Così in seguito a queste riflessioni gli alunni della 2°E, hanno deciso di leggere un libro per approfondire l’argomento.

Il libro in questione ha una storia che comincia a Venezia, nel 1938. Roberto, ovvero il protagonista del libro, è un ragazzo normale, o almeno così crede da tempo. Finché chi gli sta vicino comincia a fargli notare quanto sia diverso da tutti gli altri, visto che porta gli occhiali. E forse è meglio che nessuno li veda con lui e forse è meglio che cambi scuola, che vada a scuola tra ragazzi che portano tutti gli occhiali.
Questo romanzo di Matteo Corradini, descrive ciò che gli ebrei hanno vissuto, attraverso la metafora della storia di esclusione di Roberto, dei suoi amici e della sua famiglia. Le leggi, le restrizioni e gli sguardi critici avevano creato una tensione che nessuno poteva evitare. Roberto non riusciva a capire perché essere diversi fosse un motivo di esilio. Le lenti non avevano mai modificato chi effettivamente era, ma per alcune persone apparivano una linea sottile di differenza fra lui e gli altri…Lo scrittore ha deciso come titolo del libro “Solo una parola” così da sottolineare l’importanza delle parole, non solo come strumenti di comunicazione, ma anche come elementi carichi di significato e potere, in grado di influenzare profondamente le vite delle persone. Infatti il libro vuole riflettere sull’impatto che una sola parola può avere, specialmente in un contesto di grande sofferenza e tragedia come quello della Shoah.

Dopo la lettura, la classe ha lavorato realizzando alcune poesie per esprimere cosa significano le parole, cosa possono fare e come usarle. La nostra riflessione si completerà con la visione del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”.

Ecco due delle poesie scritte da noi:
Una parola Di Martina Sircello e Ilaria Peluso
Una parola dolce e l’umore ti capovolge
una parola che ferisce
ma le ferite non sono in superficie
Una parola grande e gentile
la felicità ti fa salire
una parola grande e immatura
ti fa sentire insicura
Non dare per scontato le parole che dici
perché potrai perdere amici
Stai attento a usare le parole
perché possono essere pistole
che sparano dritte al cuore
Le parole di Fede Tramonti e Rebeka Hyka
Le parole sono chiavi preziose
che aprono mondi e curano cose
sanno ferire, sanno abbracciare
fanno sorridere o fanno tremare
Sceglile bene, non usarle invano, sono il riflesso
di ciò che rimane.
Ci sono parole che nascono dal cuore
altre invece provocano dolore.
