La scuola da casa mia!

di Emma Piva

15/05/2020

In questo periodo così movimentato, dove regna il caos e tutti sono spaesati, il comune di Castel San Giovanni ci ha proposto una bellissima iniziativa per riuscire ad esprimere il nostro pensiero riguardo ciò che ci sta succedendo, “La scuola da casa mia”.

L’attività prevedeva infatti che noi esprimessimo nel modo che più preferivamo, la nostra idea di vita in quarantena e come ce la stiamo passando. Subito abbiamo colto la palla al balzo e abbiamo iniziato a pensare ad un modo creativo per infondere un po’ di coraggio a tutte le persone che come noi hanno dovuto adattarsi ad una nuova e stravagante vita.

Alla fine siamo giunti alla conclusione che non c’era modo migliore per ridare un po’ di speranza ai nostri lettori con poche e semplici parole, se non con gli Haiku! Conoscevamo già questa tecnica di scrittura giapponese che ha lo scopo di esprimere pensieri profondi ma con poche frasi, in modo da tirar fuori l’essenziale.

Ognuno di noi si è divertito nei modi più creativi a lanciare un messaggio di solidarietà, cercando di far rinascere, tramite i nostri pensieri, un piccolo desiderio di speranza.

Questo è il mio e dice appunto che non c’è di che aver panico o paura ma anzi, se rimaniamo tutti insieme e uniti presto ogni cosa potrà tornare alla normalità.

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“I viaggi di… Carletto Viaggiamondo”

La classe 1 A sulle tracce di Gianni Rodari

Di Emma Tosca

25/5/2020

In questo strano periodo di didattica a distanza, abbiamo continuato a lavorare su Gianni Rodari. Nella classe 1^A abbiamo letto le avventure di Giovannino Perdigiorno, cioè un ragazzino inventato da Rodari che viaggia e che capita in paesi molto strani: in ogni paese che visita ci sono degli abitanti strampalati, con abitudini diverse che commettono degli errori o si comportano male. Giovannino riflette sui problemi e suggerisce delle possibili soluzioni. Le storie sono raccontate in rima. Nella classe abbiamo agito così: ci siamo divisi in gruppi nei quali ognuno aveva un compito e abbiamo cominciato a costruire il nostro testo. Abbiamo innanzitutto scelto un nuovo personaggio, Carletto Viaggiamondo, abbiamo inventato dei paesi che fossero la meta dei suoi viaggi e  quindi abbiamo scritto le filastrocche. Per completare il tutto, abbiamo disegnato le immagini che accompagnassero le nostre filastrocche. Queste sono alcune delle nostre poesie:

Carletto Viaggiamondo

 

 

 

Poesie in quarantena

La scuola da casa, gli amici a distanza…

di Alessandro Carrà

25/5/2020

Nel tremendo periodo della quarantena, la professoressa Antoniotti, rispondendo anche ad una sollecitazione del Comune di Castel San Giovanni, ha pensato di farci esprimere le nostre sensazioni ed emozioni chiedendoci di inventare delle poesie libere. Il tema era viaggiare stando in casa.  Con le poesie abbiamo notato che si riesce bene a far uscire quello che abbiamo dentro: oltre ad essermi piaciuto, questo lavoro ha fatto esprimere le mie sensazioni  sia positive che negative, che fino ad allora avevo tenuto per me. Per questo consiglio a tutti voi di provare ad inventare una  poesia, è molto efficace.  Ne propongo alcune:

 

 

NORVEGIA 2K19

di Giulia Parolini e Sara Milijkovic

30/05/2020

Dal 7 dicembre al 14 dicembre 2019, cinque alunne (Sara, Giulia, Klaudia, Alice e Giada – quest’ultima di Sarmato), fra cui noi, accompagnate dalle Prof. Ceruti e Bassi, sono partite per la Norvegia con il progetto Erasmus +.

Il ritrovo era alle 7:45 di sabato mattina dal parcheggio della Scuola Primaria “Tina Pesaro” con un pulmino privato, per arrivare all’aeroporto di Milano Linate. Dopo i controlli, ci siamo imbarcate verso Amsterdam, dove era previsto uno scalo, quindi abbiamo preso il secondo aereo per arrivare a Oslo. Dopo un lungo viaggio, siamo finalmente atterrate in Norvegia e abbiamo preso il treno per Kolbotn, per raggiungere le nostre famiglie ospitanti.

Domenica abbiamo trascorso l’intera giornata con le famiglie, durante la quale alcune hanno vistato la capitale, tra i magnifici e famosi mercatini di Natale di Oslo, mentre altre si sono cimentate in partite di pallavolo e gare di cavalli.

Il giorno seguente abbiamo passato la mattinata nella Ingerasen School, ovvero la scuola. Abbiamo fatto diversi giochi per conoscere non solo i norvegesi ma anche le spagnole, i tedeschi e i bulgari (anche loro hanno partecipato al progetto) e abbiamo presentato il lavoro della nostra scuola ”Act as hereos”. Il pomeriggio invece siamo andate da Rush, ovvero un parco di trampolini al chiuso e la sera l’abbiamo passata con le famiglie.

La mattinata di martedì l’abbiamo trascorsa sempre a scuola, divisi in gruppi misti di 5 persone dei 5 paesi: l’attività consisteva nel preparare una campagna per sostenere uno dei candidati individuati e assegnati a noi ragazzi per l’attribuzione del Premio Nobel per la Pace. Il candidato vincitore è stato quello del gruppo di Giulia: Greta Thumberg. Alle 16:50 invece abbiamo preso il treno per Oslo per la processione con le torce per vedere uscire sulla balconata del Grand Hotel il vero vincitore del Premio Nobel, Abiy Amhed Ali… una grade emozione!

Mercoledì abbiamo passato la prima ora a scuola, con i nostri studenti ospitanti, poi abbiamo preso il treno per Oslo e dopo ci siamo divisi in due gruppi. Alcuni hanno prima visitato la città (il parlamento, una chiesa e la famosa Opera House di Oslo) e altri hanno visitato il 22 Centre, in memoria delle vittime della strage del 22 aprile del 2011, per poi darsi il cambio. Il pomeriggio e la sera invece noi ragazze con le nostre studentesse ospitanti siamo andate al Centro Commerciale di Ski e abbiamo cenato insieme in compagnia.

Giovedì con un pullman ci siamo recate all’Isola di Utoya, famosa per l’attentato del 22 Luglio del 2011. Lì 78 ragazzi sono stati uccisi da un uomo avverso alle idee del Governo Norvegese. Abbiamo visitato l’Isola e i locali dove quei poveri ragazzi hanno cercato di scappare da quella orribile persona. Ma la giornata ha avuto non solo attimi tristi, ma si è conclusa  con una festa nella scuola con mercatini di Natale, pizza e balli di gruppo.

Venerdì è stata una giornata abbastanza calma e tranquilla: a scuola abbiamo ricevuto gli attestati, abbiamo visitato il museo delle navi vichinghe e abbiamo avuto del tempo libero nella capitale Oslo. La serata l’abbiamo passata in famiglia, creando i GingerBread Biscuits (dei biscotti molto famosi e mangiati in Norvegia) e abbiamo ballato canzoni di Natale con le famiglie.

Sabato abbiamo dovuto lasciare le nostre famiglie e ragazze ospitanti e ci siamo diretti da Kolbotn a Oslo e da Oslo all’aeroporto con il treno per il volo Norvegia->Amsterdam e Amsterdam-> Italia. Abbiamo fatto un lunghissimo viaggio, con vari pensieri dalla tristezza e il pezzo di cuore lasciato lì, all’ansia per le valigie visti i due scali, al desiderio di riabbracciare famigliari e amici. Arrivati in Italia abbiamo preso il pulmino che ci ha portato a Castel San Giovanni.

Consigliamo a tutti questa bellissima esperienza, un’esperienza che ti cambia la vita, ti fa conoscere nuove culture e ti mostra che puoi trovare anche un gruppo di persone, che non vedi tutti i giorni ma di cui ti puoi fidare, come una seconda famiglia.

 

 

 

Recensione del libro: “L’occhio del lupo”

di Alessio Labò in collaborazione con Adheen Sheetel e Adnani Marwa

19/5/2020

Autore: Daniel Pennac

Editore: Gl’Istrici

Questo libro racconta la storia di un lupo azzurro che proveniva dall’Alaska, con un occhio chiuso e costretto a vivere insieme con gli altri animali in uno zoo. Un giorno, però, arriva un ragazzo che si ferma davanti alla gabbia e comincia a fissarlo. All’inizio il lupo è imbarazzato, ma il ragazzo rimane davanti alla gabbia, immobile. Questo episodio si ripete per molti giorni, così il lupo cambia atteggiamento e inizia a fissare a sua volta il ragazzo.

A un certo punto, al lupo, scende una lacrima dall’occhio chiuso, non per il dolore ma per la collera; quindi il ragazzo, per calmare il lupo, chiude anche lui un occhio. Questo gesto crea un legame, un’amicizia particolare, come se riuscissero a mettersi nei panni uno dell’altro e iniziano a raccontarsi avventure del loro passato.

Il lupo rivive la storia della sua vita nel Grande Nord freddo, con fratelli, racconta il momento della cattura durante la caccia e la reclusione nello zoo. Anche il ragazzo racconta la sua breve vita, che non è stata facile e che parte da paesi africani caldi…

Questo libro mi è piaciuto molto perché spiega il vero significato dell’amicizia, in cui un bambino e un animale diventano amici guardandosi negli occhi, creando un collegamento speciale, mettendosi sullo stesso livello. È un romanzo triste perché i protagonisti hanno  sofferto tanto, ma comunque hanno anche trovato amici veri con cui tornare a essere felici. Questo libro lo consiglierei perché è emozionante e lo capirete leggendolo.

Cose che non sapete sui Vichinghi…

di Sofia Maiocchi

19/5/2020

Durante questo periodo di didattica a distanza, non sono mancati momenti di lavoro di ricerca, anche a gruppi. E’ quello che abbiamo fatto nelle ore di storia: la prof. ci ha divisi in gruppi per fare delle ricerche di approfondimento sul popolo dei Vichinghi.

Le nostre ricerche hanno toccato i vari aspetti della vita dei Vichinghi: economia, religione, tradizioni, le navi, personaggi famosi, i Vichinghi nei film e nell’animazione.  Una volta finito il lavoro, ci siamo confrontati durante la videolezione con il resto della classe e abbiamo scoperto cose che non immaginavamo: per esempio che sono diffusi tanti falsi miti su questo popolo.

Una nave vichinga conservata al museo di Oslo

Uno di questi riguarda gli elmi vichinghi, che non hanno le corna come si vedono nei film o nei cartoni, anche perché in formazione compatta o a bordo delle navi avrebbero reso molto pericoloso muoversi per i guerrieri della propria parte. Al contrario, il tipico elmo vichingo era conico, fatto di cuoio con rinforzi in legno e metallo per le truppe regolari; i capitani avevano invece un elmo di ferro, con maschera e corazza a maglia.

Inoltre esiste una credenza popolare che dice che i Vichinghi fossero uomini grandi e grossi. Sono stati condotti studi moderni che mostrano come essi avessero una statura media compresa fra i 168 e i 176 centimetri, un’altezza grossomodo simile a quella degli Anglosassoni loro contemporanei, leggermente superiore ai Franchi e ai Germani di quei tempi e nettamente superiore ai mediterranei. I Vichinghi di maggior rango erano più alti dei propri sudditi, fatto probabilmente dovuto a una migliore alimentazione.

L’immagine di un popolo di uomini sporchi, selvaggi dai capelli lunghi che a volte è associata ai Vichinghi nella cultura popolare, è una totale distorsione della realtà. Si sa che usavano una serie di oggetti per l’igiene personale come pettini, pinzette, rasoi o speciali “cucchiaini” per le orecchie. In particolare, negli scavi archeologici compiuti in antichi insediamenti vichinghi i pettini sono fra gli oggetti trovati più spesso. Producevano anche sapone, usato sia per la pulizia personale sia per schiarirsi i capelli (essendo tale sapone caratterizzato da elevata basicità), dal momento che nella cultura vichinga i capelli biondi o rossi erano l’ideale.

Tanti sono infine film e animazioni sui Vichinghi: a noi è molto piaciuto “Dragon Trainer”, un cartone animato che racconta come si può andare controcorrente e riuscire a far cambiare la mentalità delle persone, infatti il protagonista invece di uccidere i draghi, come tutti nel suo villaggio, riesce ad addestrarli salvando loro la vita!

Il mio cuore in quarantena

di Allice Bollani

15/5/2020

Il cuore è un muscolo involontario, si muove anche se noi non lo comandiamo e per questo siamo vivi. Il cuore muove il sangue e gli permette di ricaricarsi di ossigeno. Il cuore è la musica dentro di me. Nei momenti difficili che ho vissuto, il cuore ha sempre fatto il suo dovere, anche quando mi sembrava di essere a corto di ossigeno. Ha permesso che sofferenza, solitudine e paura venissero affiancate da famiglia, fantasia e pensieri. E mi ha aiutato ad avere speranza.

Questo è l’elettrocardiogramma della mia quarantena.

 

In viaggio nei Musei Capitolini

di Serena Albo

12/5/2020

Questa pandemia non ha portato solo aspetti negativi ma ha portato anche delle sorprese tra le quali questa che vi racconto.

La mattina del 17 aprile la nostra insegnante di italiano, la professoressa Antoniotti, ci ha comunicato che a presenziare alla lezione virtuale ci sarebbe stata la signora Preside. Con nostra meraviglia e piacere la Preside ha cominciato a fare una vera e propria lezione di storia e mtologia. Essendo lei di Roma, la capitale d’Italia ricca di monumenti storici e culturali, ha cominciato a raccontarci le storie più antiche dell’origine di Roma e della nostra civiltà:  la leggenda della nascita di Roma, di Romolo e Remo, della lupa, il Ratto delle Sabine. Alcune non le conoscevamo, ad esempio è stato interessante scoprire la leggenda delle Sabine: i romani erano un popolo di soli uomini e quindi Romolo organizzò una festa e invitò il popolo dei Sabini. Ma alla fine della festa, i Romani rapirono le donne sabine e le portarono sul Campidoglio poiché ritenuto inaccessibile. Le donne si affezionarono ai romani e così la stirpe dei nostri antenati ebbe inizio.

E’ proprio sul Campidoglio che si trovano i Musei Capitolini, destinazione dell’approfondimento, che la preside ci ha illustrato facendoci fare un tour virtuale della piazza e dei Musei stessi attraverso il sito: http://tourvirtuale.museicapitolini.org/#it

Abbiamo iniziato dalla piazza: verso la fine del ‘500 il Papa incarica Michelangelo Buonarroti, celeberrimo scultore,  pittore ed architetto di sistemare la zona del Campidoglio e di creare una piazza bellissima restaurando i palazzi, disegnando una stella sul pavimento e costruendo una splendida scalinata. Su questa piazza rinascimentale, considerata la più bella di Roma, erano già presenti il palazzo dei Conservatori (attualmente museo), il palazzo dei Senatori (attualmente ufficio del sindaco) mentre viene costruito il palazzo Nuovo, anche quest’ultimo adibito a museo e viene collocata, al centro, l’unica statua di bronzo equestre sopravvissuta dai tempi dei romani rappresentante Marco Aurelio sul cavallo.

Siamo quindi entrati virtualmente nelle stanze del museo: ad ognuno di noi alunni è stato assegnato un monumento per ogni sala dei Musei Capitolini, io ho il compito di approfondire la medusa di Bernini, la quale si trova nella sala delle oche e che mi è piaciuta sin dall’inizio per la sua originalità e bellezza. Il giorno 14 maggio guideremo i nostri genitori come esperti ciceroni, nel viaggio tra le meraviglie dei Musei Capitolini a distanza, usando l’app Meet che quotidianamente usiamo per le videolezioni.

Quando tutto questo finirà e saremo liberi di viaggiare, la signora Preside ci ha promesso di portarci a Roma a vedere questo interessante museo, tutti noi alunni non vediamo l’ora che questo accada!

“Medusa” di G.L. Bernini

Il prefisso arbitrario: “Lo Spallone e Ief”

Un altro lavoro ispirato al maestro Gianni Rodari

a cura della redazione

8/5/2020

Gianni Rodari ci aiuta a scatenare la fantasia, a creare e inventare. Un esercizio che ci invita a fare è trasformare le parole con prefissi e poi inventare storie con quello che abbiamo creato. Francesco Bianchi, di prima A, ha inventato con questa tecnica, uno s – pallone che ha caratteristiche un po’ diverse dal comune pallone…

“Lo Spallone e Ief”

Un giorno c’era uno spallone che era quadrato. Ed era uno spallone da spallavolo: a spallavolo vince chi perde e ci si deve allenare sul divano. Se lo spallone è alto il colpo si chiama “bagher” invece se è basso “palleggio”; la schiacciata si fa quando la palla è lunga o bassissima. Questo spallone ha dei poteri tali che, se lo tocchi, diventi scarsissimo, sembra che tu sia ubriaco di vino o altro. La spallavolo è uno sport difficilissimo, pensate che per allenarsi bisogna stare sul divano a dormire. E la squadra più forte della spallavolo è lo Spiacenza che è ultima in classifica. Lo spallone è accompagnato sempre da Ief che è il capitano dello Spiacenza. Alla fine però lo spallone si bucò toccando un palloncino. Ief ci rimase malissimo perché lo spallone era il suo migliore amico. Però Ief non si arrese, perché quello spallone, ce l’aveva da quando era nato quindi lo gonfiò e rigonfiò. E intanto Ief si ricordava le partire giocate con lui, ma per lo spallone non c’era più niente da fare.

Artisti per la Pace

di Emma Piva & Sara Zavattarelli

05/05/2020

Quest’anno tutti noi ragazzi di classe terza, coinvolti dai nostri professori di arte, abbiamo partecipato ad una fantastica iniziativa.

Il nostro compito era quello di fare un disegno che avesse come tema principale uno degli eroi di pace che abbiamo studiato e imparato a conoscere.

Non prevedeva per forza di fare un ritratto, l’importante era rappresentare concetti secondo il nostro punto di vista e poi aggiungere quel tocco in più che quei personaggi ci hanno insegnato tramite matita e colori. Poteva essere anche solo un dettaglio: come un oggetto che lo rappresentasse; oppure una frase che riguardasse l’argomento.

I nostri disegni sarebbero poi stati portati in Spagna, in occasione del progetto Erasmus+ che purtroppo è stato annullato e avremmo potuto guardare anche quelli dei nostri compagni spagnoli.

Infine, la cosa che ci elettrizzava di più, era che uno di questi sarebbe stato scelto, tramite una votazione e sarebbe diventato il logo personale della nostra scuola.

Ci siamo molto divertiti nel farli perché ognuno di noi ha scelto un personaggio che gli stava molto a cuore e avere l’opportunità di far conoscere le sue idee a chiunque poi avesse visto il disegno e ci sembrava un’ottima opportunità per trasmettere i loro valori a più persone possibili.

Nonostante tutto ciò non sia più possibile ci teniamo a mostrare i disegni che abbiamo realizzato con tanto impegno.

Ecco a voi le nostre opere d’arte: