“A sbagliare le storie in quarantena”

Un lavoro ispirato agli insegnamenti del grande Gianni Rodari

Di Emma Tosca

10/05/2020 

I ragazzi della classe 1^A hanno iniziato a lavorare a scuola, durante il mese di febbraio, ad un laboratorio di scrittura creativa ispirato a Gianni Rodari. E’ intervenuto a darci ispirazione in classe lo scrittore Matteo Corradini che ci ha proposto di manipolare un testo: “A sbagliare le storie”, contenuto nel libro “Favole al telefono”. Poi è iniziata la quarantena e il lockdown e tutti siamo rimasti a casa ma il nostro progetto non si è fermato. Abbiamo innanzitutto scelto una fiaba classica da trasformare e rendere più “moderna”: abbiamo deciso di usare “I tre porcellini”. All’inizio ogni alunno ha riscritto la storia “sbagliando” qualche elemento (quattro porcellini, cambio di antagonista, modifica delle sequenze) e poi abbiamo deciso di dare un taglio particolare, usando tutti un genere che ci piace, quello horror. Abbiamo quindi unito le storie scritte scegliendo gli elementi che ci piacevano e così il risultato è stata una sola storia cioè “I quattro porcellini in quarantena” della 1^A.

Dopo aver creato la storia, l’abbiamo inserita nello schema di “A sbagliare le storie”, cioè in un dialogo tra nonno che racconta e nipote. Poi la classe ha scelto due alunni che dovevano interpretare la storia, una rappresentava l’adulto e l’altro il bambino. L’alunno che doveva interpretare l’adulto doveva  leggere la storia scritta dalla classe e quello che interpretava il bambino doveva correggere il nonno perché la storia originale non era come la raccontava! Mentre i due alunni leggevano le loro parti, la nostra prof. di italiano li ha registrati, così da fare il video del nostro lavoro.

Ecco che infine vi presentiamo il nostro video. Buona visione!

 

A “Lezione di sogni”

Di Alessandro Carrà

08/05/2020

Noi ragazzi 1^A, su consiglio della prof. Antoniotti, abbiamo guardato il film “Lezione di sogni”, di Sebastian Grobler.

Il prof. Koch

Nel 1874, Konrad Koch, un insegnante tedesco proveniente dall’Inghilterra, dove aveva studiato, arriva in una scuola tedesca molto tradizionale allo scopo di insegnare ai ragazzi la lingua inglese. Si tratta di un esperimento e di una innovazione ma molti insegnanti e genitori sono sospettosi e prevenuti, soprattutto contro gli inglesi. Anche i ragazzi non prendono sul serio l’insegnante. Per attirare l’attenzione dei ragazzi, quindi, il prof. Koch insegna loro a giocare a calcio parlando in inglese. Così facendo i ragazzi iniziano a dimenticare: le differenze sociali, la dura disciplina e la rigidità del sistema educativo tedesco dell’epoca.  Con il tempo così cominciano ad appassionarsi a questo bellissimo sport di gruppo. Nonostante gli ostacoli che ci saranno, riusciranno i ragazzi e il professore a portare avanti la loro nuova passione?

Il film mi è piaciuto perché sono molto appassionato di calcio e questo film insegna che tutti possiamo andare d’ accordo, che si possono oltrepassare gli stereotipi sociali che purtroppo ancora oggi si trovano nonostante la società moderna in cui viviamo.

“I Promessi Sposi”: le parodie

di Sara Bololoi

8/5/2020

“I Promessi Sposi” sono sicuramente il romanzo italiano più popolare ed importante della letteratura italiana dell’Ottocento. L’autore ha usato una lingua che sarebbe diventata quella italiana, personaggi semplici e ha inserito la sua fiducia nella Provvidenza: in breve il libro è diventato il primo best-seller italiano.

Intorno a quest’opera, nel corso degli anni sono nate svariate parodie: la classe 3^A, che ha lavorato sull’autore e su “I Promessi Sposi” ne ha raccolte alcune.

La prima parodia che vedremo sono “I Prosposi Messi” di Alemanzo Sandroni. È  un fumetto realizzato nel 1975 da Roberto Albertoni. La sua idea è nata nelle stanze del liceo artistico dove ha studiato da adolescente; voleva inventare una versione umoristica a fumetti de “I Promessi Sposi” e i personaggi ritratti sono caricature buffe dei veri personaggi. Lo scopo di questo fumetto è incuriosire i lettori così che leggano anche l’opera originale.

Un altro fumetto molto amato e conosciuto è “I Promessi Paperi”, pubblicato nel settembre del 1976 dalle Grandi Parodie Disney. La storia segue le vicende di Paperino e Paperina (Renzo e Lucia). Qualche anno più tardi verrà  pubblicata un’altra versione, questa volta i personaggi principali saranno Topolino e Topolina.

C’è poi una parodia famosissima, creata dal gruppo Oblivion, un gruppo comico musicale-teatrale composto da cinque attori-cantanti di cabaret. Attraverso la manipolazione dei testi di canzoni famose, il gruppo ripercorre le vicende contenute nel testo di Manzoni con un effetto divertentissimo.

Recensione del film JoJo Rabbit

di Davide Bergonzi e  Thomas Rapalli

05/05/2020

Locandina del film

Il giorno 08/02/2020 tutte le classi terze della scuola media “Giuseppe Mazzini” si sono recate al Cinema Teatro Moderno di Castel San Giovanni per la visione del film “Jojo Rabbit”. Questo film affronta il delicato tema del nazismo attraverso l’ironia.  Nella Germania nazista del 1945, Johannes Betzler, detto Jojo, è un ragazzino di dieci anni, “fanatico del nazismo”, a tal punto che rtascorre le proprie giornate interloquendo con il suo amico immaginario, una versione infantile di Adolf Hitler. Jojo vive solo con la madre, avendo perso prima il padre in guerra e poi, di recente, anche la sorella; il suo obiettivo è diventare un soldato tedesco, motivo per cui, all’età di dieci anni, decide di partecipare a un camposcuola della Gioventù hitleriana. Jojo deve superare molte prove di addestramento, fra le quali gli viene ordinato di uccidere un coniglio, ma lui si rifiuta e prova a liberarlo, venendo poi umiliato e preso in giro con il nomignolo “Jojo Rabbit”. Quindi, per dimostrare il suo coraggio, decide di lanciare una granata, che sfortunatamente rimbalza contro un albero ed esplode sul suo piede, procurandosi diverse ferite sul viso e sulla gamba. Il suo sogno di aiutare la Germania nazista però non finisce, dato che sua mamma gli trova un incarico come addetto alla affissione di manifesti di propaganda del Nazismo. Un giorno però succede qualcosa di inaspettato: rincasando dal lavoro, Jojo si accorge della presenza di qualcuno, di cui  successivamente scoprirà la storia. Jojo si adatterà a Elsa, fino al punto di conviverci e conoscere ogni suo segreto, fino a quando, un mattino, passeggiando per il centro della sua città, Jojo verrà a scoprire una notizia che gli stravolgerà la vita e da quel momento diventerà il padrone di casa. A conclusione del film, come ci insegna la Storia, la Germania nazista verrà liberata e di conseguenza i Nazisti finiranno per essere ammazzati… ad eccezione del piccolo Jojo, perché un Generale nazista compirà un gesto che lo salverà dalla morte. Secondo noi il film è adatto ad una fascia di età dagli 11 anni in su, per capire a fondo tutte le emozioni e sensazioni che provavano i personaggi. Noi lo consideriamo un film educativo, che fa ragionare con il sorriso. Molto consigliato.

Lezione da uno schermo

di Alice Gatti, Camilla Fanzini, Giulia Cagnani

31/04/2020

In queste ultime settimane, come tutti ormai sappiamo, non si può più uscire di casa per evitare l’ulteriore contagio del COVID-19. Ormai si sta sempre in casa, si esce solo per beni di prima necessità e da questi escludiamo la scuola. In ambito scolastico si rischia così di perdere tempo prezioso, in particolar modo la situazione è più grave per tutti quelli che, come noi, hanno gli esami di terza media o la maturità. Proprio per questo gli insegnanti richiedono molta coerenza e impegno da noi alunni, dato che la situazione è  già difficile. Fortunatamente, grazie alle nuove tecnologie moderne, una soluzione per riuscire a svolgere le attività didattiche senza uscire di casa c’è. Questa soluzione è rappresentata dalle classi virtuali: solo qualche anno fa sarebbe sembrato impossibile, ma invece in queste ultime settimane sono stati tanti  i professori che hanno aderito all’idea delle lezioni online. Gli insegnanti e gli alunni si sono attivati su varie piattaforme digitali e si stanno impegnando per riuscire a portare avanti le attività didattiche, nonostante le difficoltà. Inizialmente solo poche scuole hanno aderito a questa idea, ma dato che purtroppo la quarantena è stata prolungata e si prolungherà anche in futuro, si è diffusa sempre di più l’idea della didattica a distanza, oggi modalità obbligatoria.

I professori, mettendosi d’accordo con la preside, hanno fornito a noi ragazzi una tabella con i vari orari settimanali delle video lezioni. Sono circa due o tre ore al giorno, esclusi il sabato e la domenica, e solitamente le lezioni durano un’ora o poco più. Per fare le lezioni online si utilizzano varie piattaforme come il registro elettronico, skype e meet, quesg-suite-for-education_w300t’ultima privilegiata dal mese di maggio, essendosi in nostro Istituto recentemente dotato della GSuite.

Quando la video chiamata inizia, la professoressa fa l’appello e poi si procede normalmente, spiegando la lezione e facendo anche delle domande, se necessario. Nonostante a volte ci siano alcuni problemi tecnici, è un metodo molto efficace per riuscire  a stare al passo la preparazione. Le lezioni virtuali sono come lezioni normali, perché si riescono a vedere i compagni e i  professori, ma purtroppo dallo schermo del proprio computer e non dal vivo.

E invece l’esame di terza media? Ci è stato comunicato che quest’anno i ragazzi di terza, se non si torna più a scuola, (cosa molto probabile) dovranno fare solamente una tesina partendo da una parola chiave. Questa tesina non verrà presentata dai ragazzi durante  un’interrogazione ma, dopo che i professori l’avranno visionata, verrà consegnata sotto forma di elaborato multimediale, per mostrare ai professori l’impegno impiegato per la sua riuscita e le competenze acquisite nel triennio.

Noi ragazzi stiamo cercando di rimanere positivi durante questa quarantena, perché sappiamo che, se oggi stiamo lontani, domani ci potremo abbracciare forte e, anche se stare lontano dai nostri amici ci rende tristi, sappiamo che, nonostante qualche chilometro di distanza, siamo tutti più vicini metaforicamente, perché ci supportiamo a vicenda in questa situazione difficile. Siamo contenti di riuscire a fare comunque lezione, anche se tramite uno schermo, ma ovviamente ci mancano molto i nostri professori e i nostri compagni di classe, che probabilmente non vedremo più fino alla fine di questo virus. Proprio per questo volevamo approfittare di questo articolo per ringraziare, a nome di tutti gli alunni, i professori che si fanno sentire così vicini, nonostante la lontananza, e che si sono messi in gioco, attivandosi sulle piattaforme digitali per i propri alunni. Noi tutti stiamo cercando di vivere questo momento difficile con il sorriso, perché, nonostante le difficoltà, se ci impegneremo e staremo uniti, potremo tornare alla normalità.

 

Lezioni online, gli ingegneri di Taranto a servizio delle scuole ...

 

Amsterdam, immersi in un viaggio virtuale alla scoperta di Anne Frank

di Piombino Giovanni,  Zavattarelli Sara e Piva Emma

11/03/2020

Il 5 maggio 2020 tutti gli alunni di terza media della nostra scuola e Sarmato, aderenti al progetto Erasmus legato alla Shoah, avrebbero dovuto recarsi con un viaggio studio ad Amsterdam. Ciò però non si potrà fare a causa dello scoppio dell’epidemia a tutti noi nota, causata dal virus denominato “Coronavirus”.

Non nascondiamo il nostro dispiacere visto che aspettavamo da tempo di partire e per molti questo sarebbe stato il primo viaggio all’estero di tutta la propria vita.

Abbiamo passato tantissimo tempo a fantasticare su come sarebbe stato una volta arrivati a destinazione, le cose che avremmo visto e il cibo che avremmo assaggiato, senza contare di tutto il divertimento passato con i nostri amici.

Gli insegnanti già ci avevano anticipato i luoghi che avremmo visitato, tra questi: Il vero nascondiglio di Anne Frank e Il Van Gogh Museum. Sarebbe stata davvero un’emozione entrare nello stesso luogo in cui anni prima la famiglia di Anne era costretta a rimanere rinchiusa, anche perché avevamo già letto la descrizione di quel luogo nel Diario e con la nostra fantasia avevamo provato ad immaginarcelo.

Immagine di Amsterdam

Una cosa per cui eravamo molto curiosi era assaggiare le patatine più buone al mondo. Ci era stato detto infatti che proprio ad Amsterdam ci fossero chioschi che le vendono e non vedevamo l’ora di mangiarle per la prima volta.

Nonostante il viaggio sia stato annullato noi siamo comunque felici di aver partecipato al progetto, anche se per poco.

Abbiamo imparato a conoscere meglio Anne, una ragazzina proprio come noi che aveva rinunciato ad uscire di casa e ai suoi amici. Soprattutto in questo periodo ci rispecchiamo molto in lei e, anche se nel piccolo, riusciamo a immaginarci un po’ quello che provava nel non poter stare fuori a respirare l’aria fresca.

 

 

 

La vita in quarantena

di Sara Zavattarelli

24/03/2020

Dalla prima settimana di marzo la Lombardia e alcune province del Veneto ed Emilia-Romagna sono state messe in quarantena, tra queste anche la provincia di Piacenza. Pochi giorni dopo la zona rossa è stata estesa a tutta la penisola, in quanto parecchie persone residenti al nord Italia, volevano rientrare al sud, non considerando che così facendo mettevano a rischio anche la popolazione meridionale. Quindi è iniziato il lockdown; questa situazione è sicuramente molto preoccupante, ogni persona deve restare a casa e uscire solo per necessità con autorizzazione munita di mascherina e guanti, inoltre bisogna evitare i contatti ravvicinati con altre persone, così da non espandere il contagio del covid19.  Purtroppo ci sono persone che non rispettano le regole, mettendo a rischio la popolazione e causando così  il prolungamento del periodo di chiusura.

Piazza Cavalli a Piacenza vista da un drone: deserta

Io personalmente sono ben consapevole che quanto sta succedendo è una cosa molto grave, la vivo in modo un po pesante perché non posso incontrate fisicamente gli amici, non posso uscire e soprattutto non posso fare sport. Un aspetto che posso definire “positivo” è che non bisogna svegliarsi presto per andare a scuola, ma basta collegarsi all’orario assegnato ai siti di videoconferenza, per sviluppare le lezioni online con i vari insegnanti. A me questo metodo piace parecchio perché riesco a concentrarmi meglio, ma essere in classe è tutta un’altra cosa, mi manca il contatto con i compagni e con gli insegnanti.

 

Una Pasqua in quarantena

di Thomas Rapalli, Stefano Ratti, Giovanni Piombino, Davide Bergonzi

7/11/2020

È difficile a dirsi, ma questa sarà la nostra prima Pasqua in quarantena. Non sappiamo bene se il coniglio di Pasqua passerà a regalarci le nostre amate uova o se starà chiuso in casa, ma siamo sicuri di una cosa: sarà diversa rispetto agli anni passati. Non la passeremo con i nostri zii, cugini, nonni o amici (almeno non in carne ed ossa), ma a casa nostra con genitori e fratelli. Queste hanno tutta l’aria di essere premesse per una “terribile” Pasqua, ma magari possono essere uno spunto di riflessione per passare la Pasqua in modo alternativo. Sicuramente non ti sveglierai presto per andare a messa e potrai dormire fino a quando ne avrai voglia. Non dovrai aspettare l’arrivo dei tuoi parenti, ma potrai vederti con loro al computer in videochiamata. Potrai decidere cosa e quanto mangiare senza che tua nonna ti veda sciupato o ti chieda se hai mangiato (tanto la telecamera ingrassa). È lungo e stancante fare gli auguri a tutti (soprattutto se hai 7 zii e 18 cugini), ma grazie alla tecnologia potrai farlo semplicemente digitando sulla tastiera “Buona Pasqua”. In questa Pasqua prevarrà però anche un sentimento negativo: non potremo infatti uscire e avventurarci liberi nel mondo, ma saremo costretti a vivere questo momento di felicità, festa e raccoglimento reclusi come dei prigionieri nella nostra dimora, da soli o con poche persone. Perché possiamo aiutarci con la tecnologia quanto vogliamo, ma essa non potrà mai rimpiazzare del tutto la realtà. Come scritto sopra, dobbiamo comunque trovare un modo per rendere questa Pasqua bella a suo modo, nonostante le avversità:  non ci resta quindi nient’altro, se non augurarvi buona Pasqua in quarantena!IMMAGINE-BLOG-SC-2

Videogiochi: sì o no?

di Mattia Repetti

7/4/2020

Oggi in quasi tutte le case è presente un computer o un console per i videogiochi. A maggior ragione, in questi giorni di quarantena, per far passare il tempo, si ricorre ai videogiochi. Con le moderne tecnologie, schiacciando pochi tasti possiamo immergerci in un mondo fantastico, distante anni luce dalla realtà. I bambini cominciano a giocare ai videogiochi fin da piccoli e anche gli adulti alcune volte diventano giocatori incalliti.

Da sempre si dice che i videogiochi non siano educativi, addirittura nocivi alla salute. Molti giochi sono considerati diseducativi perché contengono scene violente o istigano alla violenza. Chi passa la maggior parte del suo tempo a giocare, si pensa che non riesca più a distinguere la realtà dal gioco, che possa creare una forma di dipendenza e non riesca più a smettere di giocare. Inoltre stando tanto tempo in casa si rinuncia a trascorrere il tempo con gli amici.

 

Alcuni studiosi sostengono invece che i videogiochi abbiano anche degli aspetti positivi, per esempio i giochi d’ azione aumentano la concentrazione e aiutano a trovare soluzioni per superare gli ostacoli in poco tempo, utile anche nella vita di ogni giorno. Altri giochi stimolano l’ intelligenza e la memoria.

A me piace molto giocare con la playstation. I miei giochi preferiti sono quelli d’azione come per esempio “Call of duty modern warfare” che in effetti è abbastanza violento perché si deve sparare a dei nemici, ma mi rendo conto che è soltanto un gioco. Negli ultimi anni i giochi sono diventati online, così ho potuto conoscere nuovi amici che giocano da altre regioni. Ci sono ragazzi così appassionati ai videogiochi che lo hanno trasformato in un lavoro. I giocatori professionisti detti “Gamer” fanno parte di una squadra e partecipano a tornei che hanno come premio migliaia di euro. I Gamer sono molto conosciuti per la loro bravura nei videogiochi.

Come per ogni cosa non bisogna abusare dei videogiochi, giocare poche ore al giorno e prestare attenzione quando si gioca online perché non si sa chi ci sia dall’altra parte. Comunque rimangono uno dei miei passatempi preferiti, a maggior ragione in questo periodo in cui non posso uscire di casa!

Gli haiku della legalità

a cura della classe 3 A

2/4/2020

Per ricordare e fare memoria , la classe 3 A ha usato uno stile essenziale, quello giapponese degli haiku: corte poesie che trasmettono un’idea senza spiegarla. Dopo aver lavorato su libri, documenti, interviste, i ragazzi hanno individuato delle parole chiave da utilizzare nei loro brevi testi e le hanno rielaborate in pensieri che hanno la loro forza nell’essere concisi. Ve ne mostriamo alcuni, legati in un incastro che ha al centro un fiore, il “Non ti scordar di me” che dà il nome all’associazione fondata da Margherita Asta, sorella di Giuseppe e Salvatore e figlia di Barbara Rizzo di cui oggi si commemora la scomparsa a Pizzolungo.