Recensione del libro: “Solo una parola”

di Riccardo Alberici, Noemi Kercova, Mattia Verani

13/4/2022

Nel lontano 1938, a Venezia, viveva un bambino di 9 anni di nome Roberto. Lui era sicuro di essere un bambino normale, ma un giorno, in quell’anno particolare, qualcosa iniziò a cambiare, solo perché aveva gli occhiali! Roberto non si sentiva più lo stesso, per fortuna gli rimanevano i suoi amici: Alvise, che portava anche lui gli occhiali, e Lucia, che non li aveva… ma, nonostante ciò, erano un trio fantastico. Inizialmente, si sentiva scherzare alla radio sul fatto degli occhialuti  (persone con gli occhiali, come dice il dizionario), ma poi il primo ministro iniziò a fare leggi a svantaggio degli occhialuti, ad esempio il non poter più frequentare scuole “normali”, fino a quando la cosa iniziò a degenerare e gli occhialuti venivano rapiti e deportati.

Un giorno, uscendo da scuola, Roberto e Lucia iniziarono a discutere su come cercare di scappare insieme: dato che la mamma di Lucia aveva gli occhiali, anche Lucia veniva considerata occhialuta; Lucia disse a Roberto di andare da lei il giorno successivo per vedere una cosa… Lucia e Roberto riusciranno a scappare insieme?

Secondo noi questo libro va assolutamente letto, perché spiega la vicenda degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale in modo delicato, affrontando un argomento molto duro in modo adatto ai ragazzi della nostra età. Questo libro è molto intrigante e spinge a continuare a leggerlo.

Intervista al prof. Mario Ciriaco

di Beatrice Ferrari, Aya Mouhdi, Maria Sole Visentin

13/4/2022

Quest’anno, il nostro istituto ospita nuovi professori e tra questi, Mario Ciriaco, che si occupa di sostegno. Dato che non lo conosciamo, abbiamo pensato di intervistarlo, facendogli alcune domande per sapere qualcosa in più su di lui.

D Quali studi ha frequentato?   

R Io ho studiato ingegneria e poi, grazie al supporto dei miei genitori, sono riuscito a superare tutti gli esami, anche se all’inizio avevano dubitato della mia scelta. 

D Com’è il suo rapporto con gli studenti?

R Ho un buon rapporto con gli studenti e scherzo molto con loro però pretendo di essere rispettato.

D Tre aggettivi per definirsi  

R Simpatico, un po’ impulsivo, rispettoso.

D Una cosa che le fa paura 

R Non ho paura di niente.

D Qual è il suo sogno più grande?

R Mi piacerebbe riprendere a giocare a calcio.

D Cosa pensava di fare, quando era piccolo?

R Da piccolo volevo diventare un calciatore professionista e all’inizio ero riuscito a realizzare il mio sogno, però poi a causa di un incidente di cui preferirei non parlare ho dovuto smettere di giocare.

D Qual è il suo calciatore preferito?

R Diego Armando Maradona.

D Per quale squadra tifa o ha tifato?

R Inter e Napoli.

D Una cosa che la rende felice

R Vedere i miei studenti felici. 

E noi siamo molto felici di averla intervistata, grazie e buon lavoro!

Recensione del libro “#Disobbediente, essere onesti è la vera rivoluzione””

di Angela Rebecchi e Luca Dantoni

13/4/2022

Quante volte nella vita succede che dobbiamo uscire dagli schemi, distinguerci dalle altre persone e andare contro le opinioni altrui!. In questi decenni, ormai, non si guarda più a quello che vogliamo noi ma guardiamo quello che fanno gli altri, perché abbiamo paura di sbagliare. Non facciamo più quello che è giusto per colpa delle persone più potenti che ci ricattano per far sì che loro possano trasgredire le leggi senza problemi. Essere disobbedienti non è sempre una cosa negativa… infatti in certi casi dobbiamo disobbedire a quello che sembrano avere la meglio su tutti per fare il bene di tutti. Alcune volte, però, disobbedire può voler dire rischiare. A volte succede che le persone buone, che fanno il bene di tutti, ci rimettono… nei casi migliori (per modo di dire) perdono il lavoro… nei peggiori perdono la vita.

Andrea Franzoso

“Disobbediente” è il libro di Andrea Franzoso che parla della sua vita, denunciando quello che gli è successo di sbagliato. Questo libro racconta un fatto realmente accaduto in ambito lavorativo ad Andrea Franzoso, oggi autore televisivo e scrittore di libri che si rivolgono perlopiù ad adolescenti, sempre sul tema della legalità. Andrea ha prestato servizio per 8 anni come Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri dall’anno 1998 congedandosi nel 2006, per poi “ritirarsi in preghiera” con i Gesuiti fino al 2010. Dopo questi anni, riesce a farsi assume come Dirigente di F.N.M. (Ferrovie Nord Milano) e, nello specifico, dell’Internal Audit, il dipartimento che si occupa del controllo dei dipendenti e che è attento al fatto che nessun lavoratore commetta reati in genere. Ad un certo punto, però, alcuni dirigenti di F.N.M. vengono arrestati poiché ritenuti responsabili di reati commessi in ambito aziendale e così, con i suoi colleghi, Andrea Franzoso inizia ad indagare andando fino in fondo tanto da trovare le prove inconfutabili che Norberto Achille, Presidente di F.N.M., aveva rubato denaro della società per spese private sia per se’ che per i propri famigliari. Andrea, coraggiosamente e spinto da un fortissimo senso di onestà, denuncia tutto alla Magistratura. I suoi colleghi, forse codardi o forse nel timore di ovvie ritorsioni lavorative, seppur testimoni di quanto fosse “venuto a galla” non si uniscono ad Andrea, lasciandolo, di fatto, da solo davanti a tutti e tutto. Nel corso degli anni e durante tutto il processo, Andrea sarà aiutato, confortato ed incoraggiato ad andare avanti veramente da poche persone… nonostante ciò riesce a “vincere” facendo restituire tutto quanto rubato dal “capo” e dalla sua famiglia. Andrea Franzoso, a differenza dei suoi colleghi omertosi, è stato l’unico ad avere il coraggio di denunciare e la forza di andare fino in fondo, ha rischiato tutto ma alla fine ce l’ha fatta, da solo e con le sue forze. 

Il momento più  coinvolgente e toccante, secondo me è stato quando Andrea Franzoso ha preso coraggio, ha denunciato i suoi superiori e da solo ha firmato la denuncia con il suo nome e cognome, senza restare anonimo, subendo poi ritorsioni lavorative da parte dei suoi capi. Mi ha toccato molto questo “gesto di coraggio”, anch’io odio le ingiustizie e avrei fatto lo stesso! 

La lettura di questo libro mi ha notevolmente affascinato; sono molto interessato ai temi di legalità e giustizia. Mi rispecchio parecchio nel protagonista perché anch’io non sopporto le persone che pensano di essere superiori agli altri, solamente perché, come in questo caso, sono a capo di un’azienda. Non mi piace essere omertoso, anzi, cerco sempre di dire le come stanno veramente le cose, magari correndo anche i rischi che ne derivano. Credo che sia assolutamente corretto verso sé stessi e verso gli altri denunciare un accaduto che lede il prossimo; la legge è uguale per tutti, c’è scritto a caratteri cubitali in tutti i Tribunali, quindi se io rispetto la legge, non capisco perché gli altri non dovrebbero farlo. 

Le frasi che mi hanno colpito di più sono: 

  1. “Tutto ciò significa che finché non cambieremo il nostro modo di pensare, finché chi soffia nel fischietto diventerà un modello positivo, un esempio da imitare, non troveremo un termine accettato e condiviso da tutti”.
  2. “Spero di insegnare ai miei figli l’onestà, la trasparenza e il coraggio che hai tu”. 
  3. “Non permettete a nessuno di rubarvi il futuro”. 

Se il libro fosse una canzone sarebbe “Salve sono la Giustizia”, un brano dei “Nomadi”, una band musicale italiana. Questa canzone riprende il tema della legalità parlando della giustizia in prima persona.  

Se il libro fosse una persona sarebbe Giovanni Falcone perché anche lui ha sfidato un nemico pericoloso, la mafia, rischiando la propria vita per il bene di milioni di altre persone e per tutte le generazioni future. 

Se il libro fosse un colore sarebbe l’arancione come il ragazzo disegnato sulla copertina perché si distingue dagli altri, segue la propria strada come proprio come ha fatto Andrea Franzoso. Se il libro fosse una parola sarebbe “integrità” perché è il sostantivo più appropriato che definisce il carattere, il pensiero ed il modo di agire del protagonista. Questo libro lo consiglierei soprattutto ad adolescenti come me che stanno crescendo in questa società e che ne rappresentano il futuro; in particolare ne consiglierei la lettura ai disonesti, con l’intento di fargli capire che il loro atteggiamento, nel tempo, gli si ritorce contro: è assurdo, inutile e sicuramente non porta a nulla di buono e da nessuna parte nella vita.

CURIOSITÀ: conosco un ex collega di lavoro dell’autore e posso rivelare che il motto usato in più occasioni da Andrea Franzoso era: “GIUSTIZIA!”.

Ripartono le attività del progetto Erasmus+ “Human rights, Hidden figures”

Di Tosca Emma e Maiocchi Sofia

1/4/2022

È ricominciato il progetto europeo Erasmus+ “Human Rights, Hidden Figures” e purtroppo, a causa delle restrizioni per la pandemia, abbiamo fatto alcuni incontri in modalità virtuale, ma poi siamo tornati più forti di prima in presenza.

Abbiamo partecipato insieme ad altri compagni di classe: Annaelisa, Lorenzo, Nicolò e Alessandro. Le attività del progetto hanno interessato anche gli studenti della scuola partner di Saragozza in Spagna, i quali verranno in Italia a Castel San Giovanni a fine aprile, a differenza di noi che partiamo a fine marzo. Per fare in modo che noi ragazzi potessimo conoscere meglio il ragazzo o la ragazza che ci ospiterà, la prof. Ceruti ha inviato a questi ultimi i nostri numeri di telefono. Finalmente la mattina del 23 marzo è arrivata e con lo zaino in spalla e la valigia fatta siamo pronti a partire!

Vi racconteremo al ritorno cosa abbiamo vissuto in questa bellissima esperienza.

Se Anne Frank avesse avuto una videocamera…

A cura della redazione

1/4/2022

Cosa farebbe Anne Frank oggi se avesse in mano una telecamera?

Se lo sono sono chiesto alla casa di Anne Frank e hanno provato a fare un video blog con una telecamera che segue Anne e i suoi parenti nei diversi momenti della loro vita, prima e dopo che si nascondessero.Si può così vedere il “Video diary” di Anne Frank, dal sito http://www.annefrank.org.

Oggi, tutti noi filmiamo molto di più di un tempo, si fanno appunti video. Si scrive anche molto di più. Ma cosa resta di noi nei video o nella scrittura ed è tutto vero quello che vediamo o leggiamo? Come riconoscere ciò che è vero in un testo? Per qualche compagno è vero ciò che che trasmette emozioni ma comunque dimostra sempre solo una parte di se’.

Cosa ha voluto mostrare Anne Frank di se’? Sicuramente la prima parte del Diario è scritta da Anne per se stessa, la seconda anche per possibili lettori, dopo che aveva saputo della possibilità che i diari dell’epoca di guerra venissero pubblicati.Nella prima parte della sua vita ci sono tantissime foto, fatte soprattutto dal padre, nella seconda parte solo parole, non ci sono più immagini.

Anche l’autore Corradini, curatore della versione italiana del “Diario”, a volte si interroga su quale Anne Frank conosciamo noi, che leggiamo il suo diario ottant’anni dopo.

Da Sarmato, opere d’arte antiche e… moderne

a cura della redazione

2/4/2022

Continuiamo la Galleria d’arte virtuale della nostra scuola con alcune opere della scuola secondaria di I grado “G. Moia” di Sarmato. In particolare, le classi prima A e prima B hanno reinterpretato l’arte greca.

Per passare all’arte moderna, sono stati creati dei paesaggi in controluce formato “Instagram”. Complimenti agli artisti e alla prof. Vannucci.

Continuando a seguire le tracce di Anne Frank…

Di Adheen Sheetel

23/3/2022

Ci eravamo lasciati chiedendoci come aveva potuto sopravvivere Anne per tanto tempo nascosta nella casa sul retro. E come passava il tempo? Anne passava il tempo studiando e soprattutto leggendo.

Kitty era il personaggio di un libro che le piaceva, ad esempio. Matteo Corradini sta cercando di ricostruire la biblioteca di Anne, con libri originali degli anni ’30. Inoltre leggeva due riviste: una era di moda, nella quale ci sono idee per creare vestiti, l’altra era “Cinema & theater”.

Le foto che aveva attaccate al muro della sua stanzetta venivano quasi tutte da questa rivista. Chi le portava? Il signor Kugler, un collega del papà. Chi aiutava la famiglia, portava cibo e vestiti. Anne però aveva bisogno anche di nutrire le sue passioni e Kugler portava libri e riviste. Le foto appese sono: star di Hollywood -Anne voleva fare l’attrice-, Ginger Roger, Greta Garbo, pattinatrici famose olandesi. Greta Garbo era una delle attrici più famose del mondo. Non rideva mai, aveva questa caratteristica, ma era bellissima e piena di fascino.

Chi erano i complici di Anne Frank? Erano 4 colleghi del padre, di cui si fidava. Il sig. Kugler (portava riviste e libri), Miep Gies che era l’anima di tutto, cercava contatti e agganci. Salverà il diario, è la prima che entra nel nascondiglio, dopo l’arresto. Quando arrivano ad arrestare la famiglia Frank e gli altri ospiti, i poliziotti olandesi e il tedesco della Gestapo cercano l’oro. Quando lo trovano, prendono una valigetta (che conteneva il diario) la svuotano sul pavimento e la riempiono d’oro. Il diario resta sul pavimento. C’è poi Kleiman, fedelissimo e Bep, la persona che Anne ricorda con più dolcezza.

Chi ha tradito e causato l’arresto degli abitanti della casa sul retro?

Per tre volte, i ladri vanno a rubare nell’Opekta. Una di queste volte, i ladri si accorgono che ci sono delle persone. Quindi: ipotesi 1, i ladri hanno tradito, hanno venduto gli ebrei per denaro. Oppure: è stato il magazziniere dell’Opekta, che viene definito da Anne “un tipo inquietante” che voleva capire se ci fosse qualcuno nascosto e quindi lasciava dei foglietti in giro e controllava se fossero ancora dove aveva messi il giorno dopo. Altra ipotesi: la sorella di Bep aveva un fidanzato nazista e Anne scrive che era impazzita cioè aveva aderito al nazismo. Ancora un’altra ipotesi: vicino alla casa sul retro c’era un panettiere che vendeva il pane a Miep (ne comprava per 8 ma la famiglia di Miep era formata da due persone). Inoltre, il panettiere consegnava il pane alla Opekta negli orari in cui non c’erano gli operai. Ad un certo punto arrestano il panettiere (nascondeva anche lui due ebrei!), finisce in campi di sterminio ma si salva. È quindi impossibile che fosse il responsabile. Oppure: potrebbe essere stato il magazziniere dell’azienda di fronte. L’ultimo libro uscito ma poi ritirato dal commercio in questi giorni, infine, dice che era stato il capo del consiglio ebraico di Amsterdam.

Rimane un mistero.

Ci aggiorniamo per la terza parte del nostro resoconto.

Il “Diario” in diverse edizioni da tutto il mondo

L’incontro con Margherita Asta

di Sheetel Adheen

23/3/2022

Sabato 12 marzo 2022, nella biblioteca del nostro istituto, si è tenuto l’incontro con  Margherita Asta, esponente dell’associazione “Libera, nomi e numeri contro le mafie” e testimone della strage mafiosa di Pizzolungo. E’ stato un momento importante ed emozionante per tutti, anche perché era atteso da tempo, fin dal 2018, ed era stato rimandato a causa della pandemia.

Erano presenti il sindaco, l’assessore all’istruzione, alcuni docenti, la responsabile provinciale dell’associazione Libera, Antonella Liotti e un gruppo di giovani aderenti all’associazione stessa.

I ragazzi rappresentanti delle terze presenti hanno portato le domande elaborate dalle loro classi. Io ero presente all’incontro, ho ascoltato con attenzione le domande che le venivano fatte e anche le risposte che lei stessa dava, ho visto i suoi occhi lucidi, la sua determinazione, la sua voglia di raccontare.

Abbiamo chiesto a Margherita Asta della sua vita di oggi, della sua esperienza come testimone nelle scuole, della sua idea di giustizia, di come ha fatto a trovare la forza di andare avanti dopo la tragedia della sua famiglia.

La domanda che più mi ha colpito è stata:

D: Ma dopo tutto quello che le è capitato, come fa ad avere ancora fiducia nella giustizia? 

R: Non, potrei non averne, perchè farei un torto a tutti quei magistrati che quotidianamente si impegnano per scrivere la verità, per affermare la giustizia, che sacrificano la famiglia, spesso lavorando nel silenzio.

Ecco un breve estratto dell’incontro:

Terminato questo momento, Margherita Asta ha visitato tutte le classi della scuola, acclamata dai ragazzi.

Quindi, tutti quanti ci siamo recati al parco giochi comunale di via “Fratelli Bandiera”, per inaugurare una targa dedicata a Giuseppe e Salvatore Asta, i gemellini di sei anni, fratelli di Margherita, vittime innocenti insieme alla madre Barbara Rizzo, della strage di Pizzolungo. Qui abbiamo ascoltato parole che ci hanno fatto riflettere, ancora una volta, sull’importanza della memoria e dell’impegno di tutti per la legalità.

Cara Anne… le nostre lettere sul “Corriere della Sera”

a cura di Luca Dantoni e Malak Es Sabahi

24/3/2022

Nel mese di gennaio, in corrispondenza della Giornata della Memoria, gli alunni delle classi 2 A e 3 A hanno ricevuto una richiesta dallo scrittore Matteo Corradini, con il quale stavano lavorando: scrivere alcune lettere destinate ad Anne Frank, alcune delle quali sarebbero state pubblicate su “Corriere della Sera”. I ragazzi hanno quindi riflettuto in classe con la prof. Antoniotti, sulla figura di Anne Frank, che, straordinariamente, è apparsa molto attuale a tutti e hanno scritto alcuni testi. Proponiamo alcune domande che sono state fatte agli autori delle lettere pubblicate.

Il primo autore è Luca Dantoni, classe 2 A.

D-Cosa hai provato quando hai visto il tuo testo sul giornale?

R-Quando ho visto il mio testo nell’inserto settimanale dedicato alla lettura del Corriere della Sera, mi sono sentito pienamente soddisfatto del lavoro svolto ed in qualche modo molto orgoglioso di me stesso. Della bella notizia ho avvisato subito i miei genitori ed assieme siamo andati a comprare il giornale in edicola… dopo averlo letto attentamente tutti assieme, anche loro si sono complimentati con me, sia per la fantasia del testo, sia per l’impegno dimostrato. 

D-Cosa custodirai di questa esperienza?

R-Non dimenticherò mai l’emozione che ho provato a leggere un mio testo su una delle più famose testate giornalistiche nazionali; è stata un’esperienza che consiglio a tutti perché ti rende fiero dell’impegno e del lavoro svolto. 

D-Che cosa ti ha colpito di più della storia di Anne Frank?

R-La parte che mi ha colpito di più è stato quando Anne e la sua famiglia furono costretti a nascondersi, per fuggire dalla cattura della Gestapo. Ancora non riesco a capire come questa ragazza sia stata chiusa in un’abitazione così piccola, senza uscire con amici e senza mai stare all’aria aperta. Se fossi stato in lei, non avrei resistito neanche per un’ora. 

D-Cosa ne pensi della Shoah?

R-A mio parere la Shoah non ha senso: nessuno si può ritenere superiore all’altro, ma purtroppo ancora oggi molte persone vengono discriminate per le loro diversità, come ad esempio per il colore della pelle. I fatti accaduti non dovranno mai più riaccadere ed è per questo che bisogna ricordarli attentamente in maniera tale che non si ripetano gli stessi errori commessi nel tempo.

Passiamo a Malak Es Sabahi.

D-Cosa hai provato quando hai visto il tuo testo sul giornale?

R-La mattina ero molto ansiosa ma quando ho visto il messaggio della prof su Whatsapp e leggendo i testi trovai il mio. Ero molto orgogliosa di me stessa!

D-Cosa ne pensi della Shoah?

R-Secondo me la Shoah è un evento che non dovrà più succedere. Alla shoah e ai nazisti dedico tre parole: “Rovina dell’umanità”.

D-Che cosa ti ha colpito della storia di Anne Frank?

R-Anne è una di quelle persone molto forti mentalmente perché è riuscita a superare anni dell’adolescenza in un alloggio segreto; anche se non è riuscita a sopravvivere mi ha trasmesso tanta tristezza e mi rispecchio molto in lei.

D-Cosa custodirai di questa esperienza?

R-Di questa esperienza custodirò la voglia e il coraggio di voler scrivere testi.

 

Sulle tracce di Anne Frank

Di Adheen Sheetel e Francesca Lakha

17/3/2022

Il gruppo dei ragazzi che ha aderito al progetto Erasmus + e segue il percorso “Sulle tracce di Anne Frank” ha incontrato uno dei massimi esperti della materia: lo scrittore Matteo Corradini. Vi racconteremo quello che abbiamo scoperto in tre puntate, vista la quantità di informazioni che abbiamo ricevuto dall’esperto.

Corradini ci ha spiegato che Anne Frank è la star della Shoah. Il suo diario sfiora i 100 milioni di copie, probabilmente. Niente male per una scrittrice che si chiedeva se il suo diario avrebbe mai interessato qualcuno! Molti credono di conoscere Anne Frank, ma in realtà circolano molti sbagli. È il simbolo della Shoah olandese ma non è nata in Olanda, bensì a Francoforte sul Meno. Il padre amava la Francia, infatti dà ad Anne e alla sorella Margot due nomi di origine francese. La sua era una famiglia benestante. Ed ebrea.Quando il partito nazista prende il potere, a Francoforte la situazione diventa pericolosissima per gli ebrei. Chi può, scappa all’estero e in questo la storia si ripete: chi vive situazioni di pericolo, come la guerra, scappa e cerca di salvarsi.

Così Otto Frank, il padre, decide di spostare la famiglia in Olanda: questo comporta il fatto di cambiare vita, lingua, città. Otto, con un suo parente, in Svizzera, aveva fondato una ditta che si chiamava “Opekta” e produceva pectina, un addensante per la marmellata. Sposta quindi anche la sede della ditta ad Amsterdam.

La famiglia Frank viveva a Merwedeplein n. 37, nella zona dove c’era il grattacielo più alto di tutta l’Olanda.A Margot, il 5 luglio 1942, arriva una cartolina che ordina di presentarsi per essere trasferita a lavorare in campi di lavoro non precisati (tutti sapevano che quelli che partivano non avrebbero fatto ritorno).Così la famiglia decide di nascondersi. Una mattina escono di casa indossando strati di vestiti e portando borse piene di vestiti. Oggi i bambini e ragazzi arrivano dall’Ucraina con zainetti e le loro mamme hanno borse piene di vestiti. Che differenza c’è tra loro e Anne Frank? Poca.

Quando Anne compie gli anni, il 12 giugno 1942, riceve in regalo un diario, che diventerà il suo confidente, l’amica che non aveva. Una volta finito, Anne userà altri tre diari e quaderni, lei scrive tanto ed, entro dicembre ha finito il primo. Un ministro olandese, in esilio, dice da Radio Londra di tenere i diari per documentare quello che succedeva.Quindi Anne ricopia i diari. Così abbiamo i quaderni e la ricopiatura, dove riscrive meglio alcune parti, altre le cancella o modifica. Secondo gli esperti manca un quaderno o due dell’anno 1944.

Ma dov’è il nascondiglio della famiglia Frank? Si nascondono in centro a Prinsengracht. Lasciano credere di essere fuggiti e si rifugiano nella soffitta della sede dell’azienda Opekta, in corrispondenza di una zona che era adibita a laboratorio chimico.Qui Otto Frank aveva accumulato cibo in scatola e vestiti. Anne chiama questa zona “La casa sul retro”, “Het Achterhuis” e vuole che questo sia il titolo del suo libro.

Come faranno a sopravvivere nascosti, senza poter uscire? Ve lo racconteremo nel prossimo articolo.